Trama
Dopo aver sconfitto il drago Smaug ed essersi riappropriato del proprio regno, Thorin Scudodiquercia è accecato dall'avidità e dalla paura di perdere ciò di cui è rientrato in possesso. Non rispettando alcune promesse fatte lungo il cammino, scatenerà l'ira dei suoi creditori e aprirà la strada a una battaglia senza precedenti nella Terra di Mezzo.
Approfondimento
LO HOBBIT: LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE - LA CONCLUSIONE DELLA TRILOGIA TRATTA DA TOLKIEN
Diretto da Peter Jackson e sceneggiato dallo stesso con Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo Del Toro, Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate è il terzo capitolo della trilogia del capolavoro popolare Lo Hobbit, scritto da J.R.R. Tolkien. Seguito di Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato e di Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, Lo Hobbit: La battaglia delle Cinque Armate porta a conclusione le avventure di Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia e della compagnia dei Nani, chiamati ad affrontare le conseguenze dell'aver scatenato le ire del terrificante drago Smaug. Alla ricerca della leggendaria Arkengemma e con Thorin incapace di ragionare, Bilbo è spinto a fare una scelta disperata e pericolosa, ignaro dei grandi pericoli che verranno per mano di Sauron, l'Oscuro Signore di Mordor che gli invia contro legioni di orchi.
Ambientato sessant'anni prima degli eventi ripercorsi in Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit: La battaglia delle Cinque Armate conta sulla direzione della fotografia di Andrew Lesnie, sulle scenografie di Dan Hennah, sui costumi di Richard Taylor, Bob Buck e Ann Maskrey, e sulle musiche di Howard Shore (con la canzone originale The Last Goodbye eseguita da Billy Boyd). Completato come i precedenti capitoli presso gli studi dello stesso Peter Jackson a Miramar, Lo Hobbit: La battaglia delle Cinque Armate è stato girato in 3D a 48 fotogrammi al secondo per essere rilasciato nei cinema in diversi formati: High Frame Rate 3D (HFR 3D), 2D, 3D e IMAX.
I PERSONAGGI PRINCIPALI
Come tutta la trilogia, anche Lo Hobbit: La battaglia delle Cinque Armate comprende nel suo cast diversi attori provenienti dalla trilogia di Il Signore degli Anelli per dare continuità a personaggi ormai divenuti iconici.
Il mago Gandalf, per esempio, ha nei sei film il volto dell'attore Ian McKellen. Saggio, compassionevole e occasionalmente malizioso, Gandalf il Grigio non è però invulnerabile e lo scontro con lo spettro riemerso di Sauron non sarà per lui indolore. Oltre che con Sauron, Gandalf si ritrova nuovamente a stretto contatto con l'amica e alleata Galadriel, la regina degli Elfi supportata ancora una volta da Cate Blanchett. Dalla trilogia degli Anelli provengono anche i personaggi di Saruman il bianco, il capo dell'ordine del Bianco Consiglio interpretato da Christopher Lee, e di Elrond, il mezzelfo impersonato da Hugo Weaving.
Alla fine di Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, si intravede il ritorno in scena di Sauron, potente spirito del male e creatore dell'Unico Anello, destinato a finire prima nelle mani di Bilbo Baggins e in futuro in quelle di Frodo. A interpretare il distruttivo e malefico Sauron è Benedict Cumberbatch, nella versione originale anche doppiatore del drago Smaug. Signore Oscuro di Mordor, Sauron schiera la sua legione di brutali orchi, capitanata prima dal gigantesco orco Azog, sotto le cui sembianze si cela l'attore Manu Bennett, e dal figlio Bolg, portato in scena da John Tui.
Bilbo Baggins, sopravvissuto alla battaglia contro Smaug, è interpretato ancora una volta da Martin Freeman. Dopo aver aiutato Thorin Scudodiquercia, impersonato da Richard Armitage, a riottenere indietro il suo regno, Bilbo vede il vecchio amico trasformarsi a causa dell'avidità e della paura di perdere i tesori riconquistati e ciò lo porta a prendere una difficile decisione per spingerlo a guarire dalla cosiddetta 'malattia del drago', che colpisce tutti coloro che non possono resistere all'oro. Nonostante il cambiamento a cui va incontro il loro capo, a rimanere accanto a Thorin e a essergli fedele è la compagnia dei Nani, composta da Balin (Ken Scott), Dwalin (Graham McTavish), Fili (Dean O’Gorman), Kili (Aidan Turner), Bofur (James Nesbitt), Bombur (Stephen Hunter), Bifur (William Kircher), Oin (John Callen), Gloin (Peter Hambleton), Dori (Mark Hadlow), Nori (Jed Brophy) e Ori (Adam Brown).
Desideroso di vendetta dopo la sconfitta subita, il drago Smaug plana verso Pontelagolungo scatenando la sua forza devastante sul villaggio. A tentare di difendere le proprie case sono gli uomini della zona vi è in prima fila Bard l'Arciere, supportato da Luke Evans e discendente dell'ultimo uomo in grado di sparare al drago con il suo arco. Più che dalla gloria, l'ex marinaio è mosso dall'istinto di difendere i figli Sigfrid, Tula e Bain (interpretati dalle sorelle Peggy e Mary Nesbitt, figlie dell'attore James, e da John Bell).
Oltre agli abitanti di Pontelagolungo, amministrati sempre dal Signore della città e dal suo scagnozzo Alfrid portati in scena da Stephen Fry e Ryan Gage, anche Thranduil vanta un credito da Thorin. Impersonato da Lee Pace, Thranduil è il re degli Elfi Silvani del Bosco Atro ed è il padre di Legolas, a cui presta il volto Orlando Bloom. Thranduil ha mostrato tutta la sua freddezza bandendo dal suo ruolo di comandante delle truppe degli Elfi Silvani la coraggiosa Tauriel, supportata da Evangeline Lilly e incredibilmente innamoratasi del nano Kili.
Mentre le diverse truppe si dirigono verso la Montagna Solitaria, Thorin - consapevole del numero esiguo delle sue forze - chiede il sostegno del cugino Dain il Piediferro, interpretato da Billy Connolly, e del suo esercito di Nani Ferrosi.
Note
Terza e ultima parte della trilogia di Lo Hobbit, tratta dal romanzo di J.R.R. Tolkien. La pellicola più breve di Lo Hobbit è anche la meno discontinua: ha un incipit mozzafiato, che chiude la questione Smaug, dopodiché avanza con gravitas e grandeur verso uno scontro complesso ma ritmato, intrecciando dilemmi etici, echi shakespeariani, melodrammi, atti d’eroismo semplice e cruciale. Non per questo il film può dirsi riuscito: dieci anni fa l’estetica jacksoniana toglieva il respiro, oggi ha figliato proficuamente in forma sia cinematografica sia videoludica, e fatica seriamente a rivelarsi originale. Ma la nostalgia è l’essenza della Terra di Mezzo, e quella c’è tutta: andata e ritorno, possibilmente all’infinito.
Trailer
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Commenti (4) vedi tutti
Non il massimo, ma nemmeno cosi brutto.
commento di FiestaTermina qui la trilogia senza sollevarsi rispetto ai primi due episodi. Il film è senza una sua coerenza, diviso tra scadente umorismo e momenti solenni. Anche la battaglia è assurda, implausibile, sacrificata al puro obiettivo di dare spettacolo finendo comunque per deludere anche in questo ambito.
commento di Un tizioNon l'ho visto ma gli do mezza stella sulla fiducia
commento di sticazziBattaglie, battaglie, battaglie, battaglie, battaglie, battaglie. E poi battaglie, battaglie, battaglie, battaglie, battaglie. Finita la battaglia, arriva un'altra armata, e allora ancora battaglie, battaglie, battaglie.
leggi la recensione completa di S*