Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
L’episodio centrale della seconda stagione di Sherlock si confronta con il racconto forse più famoso uscito dalla penna di Conan Doyle: “Il mastino dei Baskerville” del 1902 , dopo che lo scrittore fu “costretto” dalle pressioni di pubblico ed editore a ritornare sulla sua decisione di abbandonare le storie dell’ormai celeberrimo investigatore privato, fatto “sparire” in una avventura precedente (“L’ultima avventura”, appunto, del 1893). Il più famoso per l’ambientazione e per la resa, con l’espediente narrativo di lasciare campo libero, nella fase centrale del racconto, alle sole considerazioni descrittive “normali” di Watson (spedito dal suo sodale in missione solitaria nella brughiera inglese), esasperando l’elemento gotico già ampiamente presente nello stile dello scrittore e influenzando felicemente il crescendo drammatico della storia, fino alla risoluzione del mistero.
Le stesse considerazioni, purtroppo, non valgono per questo epigono televisivo, a tutt’oggi (a parere dello scrivente) il peggiore della serie, partendo dal titolo al plurale. Le varianti moderniste, fatte di immagini veloci e colori patinati altrove felicemente usati, tolgono innanzitutto fascino all’ambientazione, poco e mediocremente caratterizzata. Sarò un esagitato, ma sarebbe stato un bel tocco originale usare, solo per questo episodio, un vivido bianco e nero, vista l’importanza data in origine (anche in ambito cinematografico) alla ricostruzione scenica ed ambientale.
Sherlock - I mastini di Baskerville (2012): Martin Freeman, Benedict Cumberbatch
Di pari passo, la sceneggiatura non brilla per accuratezza e per inventiva, normalizzando ulteriormente l’apporto istrionico di Cumberbatch (a tratti con battute e pose che lo fanno apparire, come dire, un idiota) e non aiutando l’immedesimazione dello spettatore alle tragiche vicende narrate; e introducendo variazioni alla trama originale (in altri episodi stuzzicanti) di una banalità unica e già ampiamente trattati in decine di altre occasioni televisive e cinematografiche. Vista la scarsezza di scrittura, quindi, i 90 minuti canonici della puntata mi sono sembrati eterni (l’oretta scarsa sarebbe stata la durata ideale) e non privi di momenti di noia. Un mediocre servizio reso al mito. Speriamo passeggero.
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Ciao Immo, * * ½ direi motivatissime.
Di questo sono riuscito a vederne un'oretta scarsa ( mi sono perso l'inizio e il finale : il fatto che non rimpianga d'averlo perso spiega da sé il 5 in ''pagella'' ).
Due scene ( versante comico ) a loro modo impagabili ( una goccia di rugiada nella brughiera : e no, per carità, per una volta, non facciamo confronti con la pagina scritta - anche perché lo lessi lustri fa...) :
--- il misterioso codice morse ( "Forse..." : ah ! ) ch'emerge dalla notte che ricopre i dossi ricoperti di brugo ( qualcosa come QWERT...eh, almeno quello avrebbe avuto un ''senso'', caro Watson ! ) e profilattici usati...
--- la password da trovare : "Per un uomo come lui, basta il nome...! " : Margar....MAGGIE.
Avevo quasi rimosso gli episodi del codice morse e della Iron Lady, ancora occupato a digerire alcune sequenze alla C.S.I. (nel senso di orribilmente patinate e con colori innaturali). Un digestivo, please !
Episodio decisamente minore, soprattutto se paragonato con altre celebri trasposizioni del romanzo. Per me "Sherlock" rimane una seria sopravvalutata.
Forse si, anche se spesso presenta dei picchi notevoli :mi viene in mente la puntata intitolata "Il Grande Gioco", oltre a quella finale della 2^ stagione (vista ieri sera, ne scriverò). Il personaggio, da me amatissimo, meritava uno svecchiamento e va riconosciuta comunque agli autori una sana voglia di mettersi in gioco. Con risultati alterni, ma incoraggianti.
In effetti, alquanto deludente. Esageratamente comico (almeno nelle intenzioni), ma il problema principale è una storia brutta. Non dico che avrebbero dovuto seguire il testo di Conan Doyle - oggettivamente inattuabile - ma era lecito aspettarsi meglio. I due attori, impagabili, salvano la baracca. Per me però è sempre un piacere seguirlo.
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