Regia di Massimo Ceccherini vedi scheda film
Tre storie parallele di 'brutte copie': un uomo brutto, stupido e alcolizzato, ma felice così; un sosia di Celentano ossessionato dal suo mito; tre malati di mente che credono che Berlusconi sia un alieno.
Non è difficile scegliere tra le tre storie che compongono La brutta copia: due sono piuttosto ordinarie, mentre quella dei matti che ritengono Berlusconi un'entità aliena è surreale e sgangherata al punto giusto, distante dalle banalità delle altre due trame, per quanto priva di un vero e proprio finale. La brutta copia è stato a ogni modo un film sfortunato sin dall'esordio: problemi produttivi (Cecchi Gori, peraltro ironicamente citato all'interno della pellicola) lo hanno congelato per quasi un decennio, dal 2004 in cui è stato girato al 2013 in cui è potuto uscire, ma solamente per il mercato homevideo; nel frattempo il declino artistico del suo autore, Massimo Ceccherini, non ha di sicuro aiutato la promozione del lavoro, invecchiato prematuramente peraltro proprio nel segmento sul Cavaliere, anch'egli incorso intanto in una lunga serie di difficoltà non solo politiche. Insomma: probabilmente gustato al momento giusto La brutta copia aveva anche il suo perché; non era un capolavoro o una commedia esilarante in nessun caso, ma due risate poteva strapparle indubbiamente anche grazie a spalle azzeccatissime come Rocco Papaleo (anche autore di un paio di swingati brani della colonna sonora) e Carlo Monni; distribuito così tardi, invece, pare ancor più striminzito di quanto già in partenza fosse. Scritto da Ceccherini – alla quarta regia in cinque anni, tra l'altro – insieme a Giovanni Veronesi, il lavoro vede inoltre la partecipazione di Barbara Enrichi, Aldo Pellegrini, Vittorio Amandola e Ambra in un cameo nella parte di sé stessa. 2,5/10.
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