Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film
La danza è quella di un bimbo spaurito
e fragile,in balia della tirannia paterna,eppur dentro di lui si muove il ballo della vita,del talento e dell'emozione.E' l'amore per la vita a muoverlo,il fuoco sacro di un talento sepolto che ancora non è,eppur sara'..........
"La danza della realidad" di Alejandro Jodorowsky è un canto del cigno autoreferenziale,di marca sfacciatamente biografica,danzante col flusso della fantasia abbracciata alla realta'."Il taumaturgo" regista cileno parla cosi' di sè,di cio' che è stato,cio' che è,e anche quel che sara',ritornando nella natia Tocopilla, fotografandone flussi emozionali e fobie infantili,secondo l'universo bizzarro a lui tanto caro.
E' una sfilata corale di personaggi,luoghi e situazioni,tra freak menomati,strani misticismi e orde circensi Jodorowsky interagisce col bimbo che è stato,coccolandolo come in un tentativo di postuma autoguarigione.Il regista stesso utilizza un linguaggio assolutamente libero, in sintonia con gli ambienti circostanti,una baldanza vitale e incessante di simboli e (psico)magia che sfondano traumatiche barriere famigliari.
Quella famiglia che il regista presenta con taglio tra doloroso e macchiettistico,nella dispotica figura paterna di Jaime, venditore di tessuti stalinista ed ateo che tiranneggia sul piccolo Alejandro.Poi c'è mamma Sara,giunonica donna con velleita' da cantante lirica,che il regista fa "cantare" in una sorta di prosa sul significato esistenziale.Il nido famigliare non è una culla in cui adagiarsi,ma è un luogo delle barriere,dove lo Jodorowsky odierno parla in prima persona,certificandone ricordi dolorosi a cui dice "grazie" per averlo portato dov'è oggi.In tutto cio' vi è una caparbia e personale scelta registica,libera da inibizioni sceniche,che s'affida ad un talento maturo ed egocentrico,nel quale l'immagine è soltanto un confine tra realta' conscia e inconscia.Un vero e proprio "baule" dei ricordi che certifica la saggezza di un autore sui generis che alla veneranda eta' di 85 anni richiama a sè il suo pubblico, presentando un congedo cinematografico vitale e grottesco,che nonostante l'evidente ristretezza del budget "danza" con lo spettatore risultando abbastanza convincente.Lo stesso Jodorowsky ha sempre dichiarato un tantino prosaicamente di girare film non tanto per far soldi quanto per perderli.La sua "Danza della realidad" è infatti come le sue precedenti opere un film "privato",per un pubblico senza pregiudizi,affidandosi ad una rappresentazione antinconvenzionale che segue un filo (ill)logico volutamente sconclusionato.Parlando del geniale Jodorowsky tutto cio' non fa pero' testo,questa sua ultima fatica testimonia una personale autoterapia,un distacco da eventi o ricordi che condizionano l'essenza profonda di ogni essere umano.Parlando al bimbo che è stato,(che è anche quello interiore) Jodorowsky prende le distanze dal tempo,riabilitando a priori l'odiata figura paterna,relegandola ad un angolo di umanita' che nel suo omonimo libro pare non esistere.
E' questo uno dei pregi maggiori di un film "cabalistico" in senso stretto,che piu' che parlare agli altri parla a se stesso, che si concentra sulle figure genitoriali giocando tra realta' e immaginazione,riabilitando
paure infantili ancestrali e volendo "far la pace" con esse.Il "santone" Jodorowsky si concede cosi' licenze registico/poetiche d' impatto forte che sfondano nel piu' classico "trash" per il quale i benpensanti storcerebbero il naso.Ma si sa che Jodorowsky è un tipo prendere o lasciare,quindi la sua monumentale madre si esibisce in un "guaritivo" pissing nei confronti dell'appestato marito,un passaggio tra il "profumo" taumaturgico e l'erotismo di stampo "materno".
La danza della realidad" è difatti riassumibile in due parole: puro e libero come il suo autore,che servendosi dell'immancabile "clan" di figli e nipoti (bravi) crea un personale epos autoterapeutico, abbandonandosi alla bizzarria d'un cinema mai scontato e affidandosi alla sempre numerosa "corte dei miracoli" come figurante della sua "danza". Rimane cosi' una ballo della vita divertente,triste e sconclusionato,genuino nel parlarci di traumi passati in linea col personaggio:diretto e senza filtri,un po briccone e ciarlatano,dotato d'un poetismo narcisista dall'umanita' profondissima........
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