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La danza della realtà

Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film

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La recensione su La danza della realtà

di FilmTv Rivista
7 stelle

Pellegrinaggio alle origini dei sogni e dei traumi di un artista, il ritorno al cinema di Jodorowsky dopo 23 anni di assenza prende le mosse dall’autobiografia omonima e romanzata del 2006. Ambientata nella natìa Tocopilla, in pieno Cile anni 30 dove impera il dittatore Ibáñez, la vicenda del piccolo Alejandro si articola in un realismo fiabesco tra realtà e fantasia, ideologia e trascendenza. Musica(l), folklore circense, teatro, surrealismo, misticismo, teosofia, meditazione, simbolismo e cristologia miracolosa sono reazioni all’intransigenza dell’educazione a lui impartita dal padre, stalinista omofobo e dispotico, destinato a un asse narrativo autonomo in un percorso di crisi esistenziale e politica che lo conduce - nella seconda parte dell’opera - alla purificazione e alla catarsi ideologica. In mezzo ci sono i freak, i rituali e tutte le figure della carriera del cineasta cileno, inserite come fantasmi del passato masticati dalla vita e ricordati in lampi confusi, disomogenei, sconnessi. Figure filosofiche, sciamaniche, numeri primi della poetica di un creativo da sempre ben oltre ogni classificazione, come la psicomagia da lui praticata. In un accumulo di dottrine spirituali e momenti trash (il pissing curativo, l’amplesso di Ibáñez a cavallo, la rissa “supereroica” contro i nazisti), questa summa dell’immaginario conosce il proprio apice negli incontri tra il regista e il sé bambino: «Per te, io non esisto ancora. Per me, tu non esisti più». Difficile immaginare congedo più coerente dal proprio cinema.

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Recensione pubblicata su FilmTV numero 42 del 2014

Autore: Claudio Bartolini

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