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La danza della realtà

Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La danza della realtà

di alan smithee
8 stelle

CANNES 2013 - QUINZAINE DES REALISATEURS
Ogni ritorno di Jodorowski al cinema è certamente un avvenimento: anche perché generalmente si tratta di una circostanza che ricorre dopo decenni dalla precedente sua ultima incursione in tale campo espressivo, per lui uomo di multiforme ingegno e spiccata capacità nel percorrere ed adattarsi con estrema disinvoltura alle svariate forme di rappresentazione dell'arte .
Quando poi a tutto ciò corrisponde un film sentito e accorato, una frizzante complessa cine-biografia che per una volta tiene a bada (senza tuttavia abbandonarli completamente) i vezzi e i temi più shoccanti che hanno sempre contraddistinto lo stile e l'ossessione del celebre bizzarro artista cileno, ecco che il piacere raddoppia e la soddisfazione visiva si accompagna per una volta al piacere del racconto.
La vita del piccolo Alejandro, decenne dai capelli biondi come un angelo per celebrare in modo folle ed innaturale il ricordo mitizzato del nonno materno scomparso in circostanze bizzarre quanto non completamente chiarite, è raccontata con uno spirito vivace e a tratti goliardico intriso di uno sguardo disincantato sulle meraviglie della vita.
Dalla natia piccola cittadina di Tocopilla, iper-protetto da una madre melomane, tenore di stazza giunonica e formosa che si esprime solamente con cantate solenni e non meno esilaranti e tuttavia piuttosto coinvolgenti non appena noi del pubblico riusciano a farci l'orecchio e a desiderarne il ripetersi, il ragazzino, seguito dall'ombra protettiva dell'attuale e sempre corvino Jodorowski, ci narra di come nacquero le sue molteplici passioni, di come l'interesse per la rappresentazione dell'arte fu accesa in lui da episodi e shock che cambiarono il personale senso di percezione delle cose, motivando le proprie ossessioni per la deformazione fisica e per la rappresentazione di una emarginazione che mai e poi mai si piange addosso ma anzi ha il coraggio di reagire.
Ma il film è pure e soprattutto l'occasione per parlarci a lungo della una figura raminga e controversa di suo padre (interpretato bene con piglio e dinamismo dal figlio del regista, Brontis), della sua sparizione in giro per il paese a combattere una dittatura e a rinnegare tutti quei simboli di promesse rivelatisi sempre delle chimere o dei  veri e propri inganni per la libertà e la creatività individuali. Un film pervaso dalla magia e dal candore della poesia che permette al'autore, come dicevamo, di abbandonare certi orrori talvolta un po' gratuiti e a darci per una volta, forse accompagnata dalla saggezza dell'età ormai avanzata, una rappresentazione della vita non meno drammatica, ma salvata o almeno soccorsa dalla magia del sentimento e dal potere della passione, che finisce per ricondurre chi si era perso inesorabilmente, sulla strada del ritorno presso i propri cari. Un film a tratti potente, visivamente eccezionale ed inventivo pur se povero e girato con budget minimo, colorato di un ottimismo di fondo che l'artista non ci era mai riuscito a comunicare; un'opera che è in grado di convincerci con i suoi colori accesi e vitali e con le bizzarrie dei suoi complici protagonisti, della bellezza e della magia della vita, che riesce a superare gli incubi della prepotenza e della cattiveria umana per assicurarci un finale all'insegna dei valori della famiglia, unita anche quando è costretta a lasciare la propria piccola colorata cittadina natia verso la capitale e le incognite di un futuro tutto da costruire. Se il film è (e non può essere diversamente) un bilancio di una vita vissuta intensamente sperimentando le sfaccettature più disparate della rappresentazione artistica, Josorowski  senz'altro ci comunica con questa sua bella "opera di vita", che dopo tanti travagli si può e si deve cercare di tornare alle proprie radici per trovare la serenità e l'intimità e le risposte fondamentali che magari abbiamo cercato per tutta la vita ed invano in personaggi e correnti di pensiero rivelatesi spesso fuorvianti ed ingannevoli.

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