Regia di Stuart Beattie vedi scheda film
A circa metà del film, o quasi verso la fine (tanto è lo stesso), il protagonista finalmente si decide a pronunciare la fatidica battuta che dovrebbe svelare il nobile senso di questo brutto pasticciaccio rivelatosi tale, e altresì noiosissimo, dopo la terza inquadratura, a 30 secondi da inizio pellicola. “Ma cosa volete voi da me?” si domanda e domanda ai demoni che gli danno la caccia da ben oltre 2 secoli un Frankenstein dalle fattezze mai così incantevoli, il cui destino immortale lo ha precipitosamente catapultato ai nostri giorni. Bello senz’anima che solo se ne va per la città calata in una perenne oscurità digitalizzata, così piatta e artificiosa da vanificare il furbo tentativo di far presa sull’emotività dello spettatore giocando la carta (altrove vincente) della fascinazione notturna metropolitana. Che poi di metropoli (quella vera, quella pulsante) ce n’è ben poca, giusto un accenno, quel tanto da far sperare in un esito ben diverso dalla deludente evidenza dei fatti, che pareva voler dirottare la pellicola dai sicuri scialbi binari del fantasy (dalle venature gotiche) fine a se stesso per immergerla nel nostro complesso quotidiano, nell’universo by night delle sue 1000 contraddizioni e variopinte luci al neon. E infatti, il film brucia all’istante l’unico asso nella manica a disposizione, quello che poteva permettergli di rivelarsi un interessante audace esperimento tra favola nera e realismo, affatto prevedibile e scontato, preferendo rimanere ancorato e prigioniero di un genere che spadroneggia al botteghino ma che raramente sa brillare in termini di immaginazione, creatività, originalità tematica e visiva. Dicevamo, “Ma cosa volete voi da me?” è la domanda che si pone lo spettatore credendo di assistere all’ennesima trasposizione filmica del celebre romanzo di Mary Schelley aggiornata nei costumi, nel linguaggio e nelle gesta. Finendo col fare i conti, invece, con l’adattamento di una graphic novel ispirata molto lontanamente al romanzo in questione. Trovandosi, suo malgrado, a prendere atto della millenaria lotta per la salvezza della terra e dell’umanità tutta tra infaticabili e valorosi (e assai compiaciuti) angeli addobbati come guerrieri medioevali e spietati demoni in moderni abiti scuri e dalla dentatura affilata e aguzza come quella di un vampiro. Lotta che non conosce tregua, che ha fatto migliaia di vittime da entrambi gli schieramenti (i discendenti giù all’inferno, gli ascendenti su in paradiso), che intende perpetrarsi ancora, senza sosta, nei secoli dei secoli. Condotta sulla terra all’insaputa degli esseri umani, in parallelo al grigio squallido tran tran giornaliero che li attanaglia. Perché i loro occhi non sono in grado di vederla…..ma constatarne i danni, sì che possono. Grazie al film di Stuart Beattie, finalmente comprendiamo cosa si cela dietro lo sfascio totale di quelle auto parcheggiate in strada, ridotte ad un inerte catorcio, con i parabrezza frantumati e il tetto sfondato, come se un frigorifero scaraventato dall’ultimo piano di un grattacielo l'avesse colto in pieno. O di come certi palazzi si sventrino improvvisamente dall’interno, collassando su se stessi e riducendosi a un cumulo di polvere e macerie. Atti vandalici? Dissesto geologico o forse i lavori della metropolitana? Ma no! Sono loro, angeli e demoni che combattono in volo e si schiantano dove capita mentre si contendono il preziosissimo Frankenstein, il quale nel frattempo si è reso conscio del suo immenso potenziale (indottrinatosi in un lampo alla fonte originale -gli appunti del padre scienziato pazzo che ne documentano passo dopo passo la creazione- secolare oggetto del contendere che finisce come carta per falò urbani !?!?), essendo l’unico uomo traslato dalla morte alla vita, passando dal mostro rinnegato e buttato al fiume al soggetto-unico esemplare di importanti studi scientifici capaci di sintetizzare in una formula il segreto della vita eterna. Così da sconfiggere la morte? Curare malattie degenerative, ricostruire nervi danneggiati, vincere finalmente la paralisi? Ma no! Questo polpettone indigesto non è la versione fantastica di “Extreme Measures”. Qui le tanto sudate carte dovrebbero servire esclusivamente per riportare in vita i milioni di cadaveri umani tenuti da secoli in sospensione (tipo Coma Profondo), nei quali innestare i demoni giunti a frotte dall’inferno infuocato, così da possederne il corpo ‘ritornato’, camminare sulla terra, tenerla in pugno, dominarla e sconfiggere una volta per tutte le poco simpatiche schiere angeliche (!). Tra combattimenti che rimandano a Blade e le reminiscenze di Highlander (vedasi la lotta nel magazzino dismesso), senza essere né l’uno né l’altro, si dipana male, molto male questo fumettone (finto)dark in computer grafica dai decenti effetti speciali, che però non lo salvano da ciò che è e, in fondo, sa di essere: l’ennesimo imbarazzante prodotto d’intrattenimento becero sfornato dall’infaticabile catena di montaggio dell’industria hollywoodiana. Fa tristezza vedere Aaron Eckhart, attore di notevole spessore, piombato su questo inutile raffazzonato carrozzone di cattivo gusto. Come può essere finito in codesta insulsa barzelletta per cerebrolesi? Debiti, problemi col fisco, famiglia a carico? Resta un mistero. Tale colpo di testa glielo si può pure perdonare, visto che il suo Frankenstein ce lo divoriamo con gli occhi. Grande appeal nell’accattivante mise casual che definisce un corpo perfettamente scolpito dalle fatiche e terribili prove di 2 secoli di vita; e un volto ripulito dalle deturpanti cicatrici ispessite per mezzo della furia dermoabrasiva degli agenti atmosferici, sempre lungo il corso dei 2 secoli. Cicatrici che, ad una luce più soffusa, sembrano quasi inesistenti.
Se, per un motivo o per l’altro, per pura schietta curiosità, ci siamo imbattuti in questo pastrocchio senza né capo e né coda (che ricorda nei contenuti le ultime stagioni francamente inguardabili del serial tv Supernatural), in vista di un eventuale secondo capitolo, annunciato tra le righe sul finale declamatorio, è bene tenersi alla larga.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
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