Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Anche se il passo è tragico, guardare innamorati Anna Karina con gli occhi di JLG non ha prezzo... Imperdibile! 8,5 MAGISTRALE
Capolavoro di Godard, meno ostico di altri, vuoi per la centralità di Karina o per l'ordine narrativo composto dai 12 capitoli. Un'inchiesta sulla prostituzione in Francia si trasforma in un diario intimo, poi in un affresco esistenzial-sociologico e infine in un più convenzionale dramma tragico. In tutto questo JLG mette sinceramente molto se stesso e quindi molta della sua arte, sia dal punto di vista puramente formale che dei contenuti, così la società consumistica stritola l'illusione piccolo-borghese di una possibile emancipazione sociale e sentimentale. Questa è impossibile. Nanà vive e il regista la pedina, la guarda come un innamorato guarda la sua amata e trasmette allo spettatore questo sublime brivido d'amore, rifiutando come sempre i cliché sia nelle inquadrature che nel sonoro, provocando, attaccando e dunque emozionando nel profondo. Godard anni '60 al top: autoreferenziale, anzi stupendamente autoreferenziale, capace di comunicare empatia unica con i suoi personaggi lasciandoli semplicemente vivere. E come dimenticare certe sequenze: le lacrime di Anna durante la visione di Dreyer, il chiarificatore discorso filosofico in un café, la danza nelle sala da biliardo... Insomma un piacere per lo sguardo e la mente, una visione che riconcilia con la vera grande arte cinematografica giustamente amata da molti alla follia.
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