Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Un dramma potente, ironico, violento e apocalittico. Bong Joon-ho ancora prima di Parasite era già un grande regista
Ho ripescato questo film di Bong Joon-ho dopo aver goduto di Parasite vincitore dell’oscar 2020. E non sono stato deluso. Anche in questo caso siamo di fronte ad un'opera di peso, nel senso di profondità, acume, ironia, attualità. L’incipit qui è una improvvisa glaciazione causata dalla fuoriuscita accidentate di un materiale che avrebbe dovuto solo limitare il riscaldamento della terra (tema attualissimo). Gli unici sopravvissuti vivono su un treno (costruito da un visionario dittatore) che viaggia intorno al globo in modo perpetua. All’interno del treno si ripristina lo stesso ordine delle cose che era presente sulla terraferma, con le stesse gerarchie, sopraffazioni, rivolte sopite, diseguaglianze, ingiustizie. C’è l’aggravante degli spazi compressi del treno che accentua il senso di claustrofobia e di limitazione della libertà. È in questa contesto apocalittico che si consumano vicende atroci senza fine quando si tenta di sconvolgere l’ordine prestabilito. Il risultato sarà inevitabile. Il regista Bong Joon-ho ci inchioda in riflessioni fastidiose sulla realtà che diamo per scontata e lo fa con la sua abilità spiccata nel mixare pulp, ironia e dramma. In conclusione ci consegna anche un messaggio, seppur lieve, di speranza ricominciando tutto da zero dopo avere distrutto tutto.
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