Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
In un prossimo futuro, la terra entra in una nuova era glaciale a causa degli effetti imprevisti dell'uso di una sostanza concepita per contrastare il riscaldamento globale. Gli unici superstiti dell'umanità vivono a bordo di un lunghissimo treno in costante marcia attraverso un mondo perennemente coperto da ghiaccio e neve; il treno è dotato di risorse in grado di autorigenerarsi ed i passeggeri sono stipati all'interno di esso dalle ultime alle prime carrozze in una suddivisione che ne rispecchia le classi sociali. In coda vive ammassata un'umanità senza speranza; persone malvestite, nutrite tramite un cibo proteico distribuito da soldati, che puntualmente reprimono tentativi di rivolta ed altre forme di dissenso. Man mano che ci si avvicina alla testa del treno, i passeggeri godono di un trattamento migliore; ci sono i tecnici, gli intellettuali, l'elite, e, infine, a bordo della locomotiva, il creatore e padrone del treno, Wilford, venerato come una divinità. Non sembra esserci alcuna speranza per gli oppressi, ma alcuni di loro, pronti a tutto, anche grazie all'aiuto di un misterioso personaggio che vive tra i primi vagoni del treno, imbastiscono un piano che potrebbe avere successo. Un buon film di fantascienza tratto da fumetto, carente solo nelle premesse, che sembrano poco più di un pretesto per riprodurre in miniatura una società e rinchiuderla all'interno di uno spazio finito. Il treno che compie senza sosta un percorso prestabilito potrebbe essere una nave (un'"arca di Noè"), o un'astronave. Più interessante è la descrizione del "microcosmo" interno al convoglio, un'organizzazione sociale piramidale con tutti i connotati negativi della stessa; divisione in caste, le più alte delle quali, ben protette da una forza armata, mostrano - perchè educate a farlo - aperto disprezzo verso i più umili, che hanno valore solo in quanto "riserva" di personale. In una sorta di percorso che può essere metafora di "avanzamento sociale", i promotori della rivolta, tra molte perdite, risalgono il treno, fino a portarsi nel primo vagone. Qui Curtis riceve da Wilford in persona l'offerta di prendere il suo posto. Il dominato, tradendo gli ideali che hanno dato vita alla rivoluzione, potrebbe diventare dominatore, in un costante ripetersi di una dinamica che appare inscindibilmente connessa con l'essenza umana. Infatti, neppure la consapevolezza di essere gli ultimi esemplari viventi della specie, induce ad una piena solidarietà. Il protagonista, tuttavia, trova la forza di "rompere l'ingranaggio", generando una catartica distruzione del treno e della sua società. La conclusione è di speranza; a due giovani, non di etnia caucasica, è affidato il compito di rifondare l'umanità. Il film è piacevole da vedere; gode di un ritmo sostenuto, e di ottime scenografie. Ogni vagone ospita una diversa ambientazione, e c'è la costante curiosità di scoprire cosa c'è nel successivo. Buone le interpretazioni degli attori che interpretano personaggi molto diversi tra loro. Tra i ribelli abbiamo Curtis, un uomo d'azione, coraggioso e determinato; Gilliam, un anziano che sa più di quanto sembri; Minsu e sua figlia Yona, asiatici dalle volontà indecifrabili. Tra i "cattivi", spicca Mason, grottesca caricatura di gerarca infida e prepotente, ben impersonata da Tilda Swinton. Qualche colpo di scena garantisce un finale vivace, seppur con una conclusione prevedibile. Nonostante il film non brilli per originalità - non contiene nulla che un appassionato di fantascienza non abbia già visto o letto - è ben realizzato sotto ogni aspetto; evocativo, avvincente, attuale - introduce il tema del riscaldamento globale - e con un buon approfondimento su alcune dinamiche sociali.
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