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Snowpiercer

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su Snowpiercer

di laulilla
8 stelle

Non solo un Kolossal fantascientifico di qualità, originale e spettacolare, ma anche un inquietante sguardo su come potrebbe andare a finire.

 

 

Una glaciazione inattesa impedisce all’umanità di sopravvivere, ma pochi fortunati si mettono in salvo su un’Arca dei nostri tempi, ovvero un treno che percorre a folle velocità il pianeta fra ghiacci e nevi, ospitando, sui suoi vagoni, i salvati.

All’interno dell’Arca si trovano i mezzi necessari per la sopravvivenza, che un occulto potere ha predisposto e organizzato, sulla base di avanzate conoscenze scientifiche, grazie alle quali è possibile sfruttare quelle poche risorse che la natura è in grado di offrire ancora: l’acqua principalmente, ricavabile dalla neve e riciclabile con severi criteri di razionamento. Analogamente, le risorse alimentari, distribuite con razionalità, senza nulla sprecare e molto riciclando (anche troppo!), si rivelano sufficienti per i superstiti.
Non tutto, però, funziona secondo le previsioni del misterioso ideatore del congegno, Wildorf (Ed Harris): vediamo, fin dalle prime scene di questo film, che una quantità considerevole di sopravvissuti, laceri, sporchi e macilenti, sono anche molto scontenti della loro vita e si stanno organizzando per ribellarsi contro di lui, responsabile delle miserevoli condizioni in cui vivono.

I criteri con i quali l’inavvicinabile Wildorf ha organizzato il convoglio sono, a ben vedere, assai poco trasparenti, ma si ispirano in primo luogo alla durissima repressione di qualunque forma di dissenso: la salvezza è possibile solo a patto che venga mantenuta una ferrea disciplina (chi si ribella verrà punito con inaudita efferatezza), e in secondo luogo a una organizzazione rigidamente classista dei diversi vagoni che non può, per nessuna ragione, essere discussa.

Nel lunghissimo treno, infatti, vivono, ignorandosi, uomini, donne, bambini, vecchi, che sono poco o mediamente o molto privilegiati, secondo l’appartenenza di classe.
Quelli dell’ultimo vagone, cui vengono affidati i compiti più umili e faticosi, e che ora si ribellano, hanno il solo “privilegio” di essere sopravvissuti e di continuare a vivere, ma la loro vita si fa sempre più pesante e dolorosa, ai limiti dell’insopportabilità.
Gli ospiti degli altri vagoni vivono, invece, in condizioni meno terribili, poiché Wildorf ha creato ambienti adeguati all’annosa appartenenza al ceto medio-alto dei viaggiatori che sono confortati dalla presenza di serre bellissime, ricche di fiori e frutti e che dispongono inoltre di biblioteche e scuole dove una volonterosa insegnante spiega ai loro bambini che la cosa più riprovevole è quella di non accettare la propria condizione sociale…

Vicini alla locomotiva guidata da Wilford, infine, si trovano gli ospiti di riguardo, nel lusso di sempre. Solo una persona si può spostare dal primo all’ultimo vagone con grande libertà, poiché gode della fiducia incondizionata del guidatore: la signora Mason (Tilda Wilson), che ne è la portavoce e che per conto di lui distribuisce punizioni feroci, affiancata e aiutata da soldati ubbidienti e minacciosi.

 

Nelle due ore della sua durata, dunque, il film ci offre non tanto un quadro fantascientifico post apocalittico, che lo apparenterebbe in qualche modo a The Road (il film che fu tratto dal romanzo di Cormac McCarty), quanto una metafora del mondo d’oggi e delle ingiustizie su cui si fonda la gerarchia sociale dei privilegiati, ormai incalzati dagli ultimi che non accettano di subire ulteriormente l’ingiusto dominio di chi si ritiene meritevole, per nascita, dei vantaggi e dei lussi che lo differenziano dal resto dell’umanità: un monito per tutti e per il modello occidentale in primo luogo.

 

 

 

 

L'opera presenta suggestive riprese, girate nei dintorni di Praga, dello spettacolare scenario di ghiaccio e di neve percorso dal treno a tutta velocità, nonché impressionanti visioni delle città disseccate che il gelo ha reso inabitabili, rendendo indispensabile la salvezza dell'umanità.  Il modo inquietante e coinvolgente del racconto metaforico si sviluppa perciò in una dimensione claustrofobica crudele e terrificante, contrapposta alla serena apparenza delle insidiose bellezze naturali.

 

Il film era uscito in Italia nel 2014, molto atteso, e aveva fatto conoscere anche al grande pubblico degli amanti della fantascienza un autore allora poco noto in Italia, ma molto apprezzato dalla critica internazionale, che ne aveva ammirato il bellissimo Memories of Murder (2003), probabile fonte di ispirazione dello spagnolo Alberto Rodriguez, nel film La isla minima (2014).

 

Ispirato a un fumetto francese, “Le Transperceneige” di Jacques Lob, e girato col concorso determinante della produzione americana, il lavoro di Bong Joon-ho era costato moltissimo per aver richiesto un enorme lavoro - a cominciare da quello per la costruzione del treno lunghissimo - oltre che per aver impegnato un alto numero di ottimi attori di grande richiamo internazionale, ciò che ne faceva, al momento, il film coreano più caro della storia.

 

 

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