Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
I veri eroi sono le masse…le masse popolari sono dotate di una forza creativa illimitata (Mao)
2031. Il mondo è un treno della vita, c’è chi sta in coda (i poveri, gli sfruttati, gli oppressi) e chi in testa (il potere). In origine per sopravvivere le masse erano costrette a praticare il cannibalismo, poi per non sacrificare più nessuno furono costretti a mutilarsi e alla fine il capo supremo del treno, lanciato a gran velocità su un mondo circostante ghiacciato, produsse blocchi di proteine di dubbia provenienza per sfamarli. Curtis non riuscì a mutilarsi e oggi, ispirato dal grande vecchio Gilliam, guida i preparativi per una rivolta decisiva. La goccia che fa traboccare il vaso è il rapimento di due bambini da parte di Mason, l’esecutrice grottesca del potere con la doppia W. Chi si ribella è costretto alla tortura o all’eliminazione.
La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra (Mao)
Curtis nel tragitto di conquista dei vagoni perderà numerosi uomini e amici ma riuscirà ad arrivare alla meta. Rovesciare il tiranno e sostituirlo o distruggere tutto per ricominciare? Il finale ricorda vagamente i dubbi amletici di Coppola per la conclusione di APOCALYPSE NOW, il coreano Bong Joon-ho non ha avuto perplessità nel privilegiare la seconda scelta per ripartire più leggeri, una donna e una bambina. La fine è anche un nuovo inizio, la scoperta di un nuovo mondo, la piccola compie un piccolo passo per lei, un grande passo per una nuova umanità, una svolta ambientalista se vogliamo. SNOWPIERCER è un bel film d’azione e d’avventura con dei contenuti politico-sociali ponderati e illuminati. La società moderna è un concentrato di violenza, schiavismo e tirannia; la matrice maoista e anticapitalista è una visione, una deformazione personale, qualsiasi dittatura lo è, la frase gli uomini senza un capo si divorano a vicenda è una constatazione amara e l’uomo diventa succube di droghe per dimenticare la realtà opprimente (i cristalli di kronon) ma non gli affetti, diventa schiavo della violenza e del caos. Gilliam, paladino della coda e delle masse proletarie compromesso con il feroce e rassicurante Wilford (il potere assoluto) è una verità e una delusione per Curtis, novello Spartacus liberatore delle masse dal giogo della schiavitù. E se Wilford avesse ingannato Curtis dicendogli che lui e Gilliam erano in combutta? Il vecchio avvisò Curtis che quando si sarebbe trovato di fronte a Wilford avrebbe dovuto strappargli subito la lingua. Chissà! La lettura rivoluzionaria decade se consideriamo che Curtis alla fine non si cura più delle sorti della coda rammaricandosi solo della morte degli amici. Tanti quesiti e altrettante interpretazioni. Il regista e sceneggiatore coreano (qui coadiuvato da partner americani che non inquinano la sostanza orientale della pellicola) è un talento visivo e narrativo degno di attenzione, gustosa la citazione musicale di SHINING nel vagone delle saune. Il cast alterna volti importanti del cinema sudcoreano come Song Kong-ho e Go Ah-sung a grandi attori come Ed Harris, John Hurt e la sublime Tilda Swinton.
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