Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
L’assunto della (assurda) trama è solo il pretesto per la potente denuncia sociale del regista coreano Bong Joon-ho contro l’ingiustizia perpetrata dall’uomo ( e di cui l’uomo stesso diventa vittima), in un futuro neanche troppo distante dal nostro. Anno 2031. Quel che resta dell’umanità è raccolto all’interno di un treno monumentale, diviso in scomparti stagni, - in fondo la feccia , alla testa le classi abbienti- all’interno del quale esiste l’ ecosistema della vita, ma non è purtroppo la natura a scegliere chi sopravvive. Monumento alla sopravvivenza ed allo stesso tempo simbolo della profonda disuguaglianza tra esseri umani, venerato come una divinità, produce energia in movimento, non si può fermare, sembra autosufficiente; ma è proprio qui l’intoppo. Il ribelle Curtis, ex spazzatura in cerca di riscatto, scoprirà l’orribile segreto. A capo di una stramba squadra, guiderà la rivolta dal basso della piramide sociale, la coda del treno, attraverso una furiosa battaglia che di epico avrà ben poco, cruda e crudele, risalendo la china un vagone dopo l’altro, alla conquista della locomotiva, fino all’epilogo devastante ed inatteso, ma pieno di speranza. Gran ritmo, alcune trovate geniali, satira ed ironia di gran classe. Distopia poderosa del regista coreano abile nel tessere all’interno della vicenda dei singoli, valori universali di rivalsa e giustizia. Il gelo che circonda il treno è in realtà quello delle coscienze insensibili del potere, della testa “pensante” del treno. Ma come neve al sole, tutto sarà destinato a sciogliersi. Che la rivoluzione abbia inizio.
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