Regia di Evan Goldberg, Seth Rogen vedi scheda film
Ecco un film che non si sa da che parte prendere, che gioca col fuoco, che tocca dei picchi di volgarità, e stupidità, altissimi, anche senza far ridere a crepapelle ogni volta, insomma, capace di tutto nel bene così come nel male.
Molto sta nel prendere una posizione (cioè è il classico film che tende a dividere brutalmente in due fazioni il pubblico), ma a volte si può acchiappare un po’ di qua ed un po’ di là, finendo invischiati nel mezzo.
Jay Baruchel va a Los Angeles a trovare l’amico Seth Rogen che lo porta alla festa di James Franco nella sua nuova mega villa.
Mentre sono lì sembra sopraggiungere l’apocalisse, insieme a loro rimangono rinchiusi altri attori, ma i viveri scarseggiano e prima o poi sono destinati ad affrontare la nuova situazione del mondo.
Metacinema o più semplicemente metastronzata?
Diciamo un po’ ed un po’, sicuramente l’idea di fondo, cioè divi che interpretano se stessi, è una genialata (anche perché sembrano sinceri), ma poi il film non la sfrutta appieno o più semplicemente forse loro non sono poi così geniali (il che sarebbe comunque un bonus, che casino!).
Sicuramente si sono divertiti un mondo a farlo (controprova sono gli extra del bluray, dal backstage si capisce come sia stata tutta una sorta di vacanza, remunerativa, tra amici) e si sfottono anche allegramente, oppure si prendono sul serio per le loro amenità (ad esempio, vedasi i discorsi strambi di James Franco sull’arte, chissà, magari ci crede davvero).
A seguire ecco tutti gli isterismi da divi conclamati, con una fabbrica di citazioni spicce (cioè, te le buttano lì e te le spiegano spesso e volentieri quando serve), con incursioni folli (ad esempio quella di Emma Watson), personaggi solo si passaggio (Michael Cera che passa per il peggio del peggio) ed in generale l’inettiduine delle star che in fondo sono delle mezze calzette (vedi quando scavano e fanno di tutto per non farlo).
Ad ogni modo l’idea ha un suo senso, semmai sono alcuni comici a non aiutare (vedi Danny McBride), ma poi regna il “non-sense” e quando parte una canzone di Mariah Carey o vedi il virile Channing Tatum comparire all’improvviso nella parte di sodomizzato non sai se ridere come un folle o disperarti.
Idiozia allo stato puro che probabilmente verso il finale travasa troppo oltre (con i Backstreet boys credo si vada effettivamente troppo oltre), ma prima per lo più funziona, chiaro che richieda una presa di coscienza tutt’altro che facile.
Ad ogni modo, si tratta di un esperimento commerciale, ottimo il mettersi in gioco senza veli (che non ci sono, altrimenti avremmo visto tutt’altro), certo è che i risultati comici, presi per la loro costante grettezza, non sempre regalano gemme demenziali come probabilmente vorrebbero fare.
Tre genio e follia (a dopo la visione per decretare chi ha avuto la meglio, per quanto mi riguarda se la giocano a campo aperto).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta