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Facciamola finita

Regia di Evan Goldberg, Seth Rogen vedi scheda film

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La recensione su Facciamola finita

di alan smithee
6 stelle

L'attore "apatowiano" per eccellenza, ora uno dei comici più noti e pagati del cinema americano, (da noi, un po' come avviene per Adam Sandler, ancora lungi dall'essere la star che risulta negli Usa) debutta alla regia assieme allo sceneggiatore del divertente "Strafumati" (sempre con Rogen e Franco) con questo ironico "Facciamola finita", uno "scary movie" che parla di attori veri (nel senso che ognuno recita sè stesso), del mondo fatuo che li circonda, delle mediocrità che appartengono alla più naturale intimità di esseri umani (specie se in difficoltà o in procinto di affrontare situazioni di emergenza) abituati (spesso immeritatamente) ad essere idolatrati per valori che neppure lontanamente li rappresentano.
Quando Seth Rogen va a prendere l'amico attore (meno famoso) Jay Baruchel e lo conduce, dopo un pomeriggio di sballo e fumo, ad una festa nella nuova super villa hollywoddiana di James Franco, un fragoroso terremoto devasta tutta la valley losangeliana mettendola a ferro e fuoco, e lasciando la super villa della star ad un ciglio dall'abisso di una profondissima voragine che inghiotte la maggior parte dei commensali invitati: tra questi celebrità coma Rhyanna, Emma Watson, Michael Cera, che finiscono inevitabilmente risucchiati nel magma dell'abisso. Sopravvivono invece in sei, tra cui, oltre a Rogen, Baruchel e Franco, pure il bieco opportunista Jonah Hill. La catastrofe è lo spunto sin facile per mettere a nudo comportamenti che denotano la fragilità e assurdità di certi personaggi e di uno show business che uccide ed annienta la persona che al contempo porta al successo planetario.
Certo saper prendersi in giro, ironizzare sul proprio status di privilegiati e di super casta è una dimostrazione se non di intelligenza almeno di coerente furbizia che dovrebbe sempre albergare in un attore, ancor più se comico. Per James Franco, l'attore/regista/sceneggiatore/produttore più lanciato, versatile e prolifico degli ultimi anni (quasi un nuovo e giovane Clooney), il piccolo film leggero e a tratti godibile costituisce una ulteriore conferma del suo intelligente anticonformismo, che lo rende disponibile per progetti rischiosi ed autoriali (come l'ultimo scandaloso "Leather bar" sui minuti spariti del Cruising di Friedkin) da alternare a blockbuster o prodotti per famiglie come Oz con la più naturale (e coraggiosa, oltre che inevitabilmente calcolata) disinvoltura.

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