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Il passato

Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film

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La recensione su Il passato

di supadany
7 stelle

Dopo due pellicole che lo hanno consacrato, giustamente, a livello internazionale (“About Elly” (2008) e soprattutto “Una separazione” (2011), arriva la prima esperienza al di fuori dei confini iraniani per Asghar Farhadi, che mantiene comunque un legame con la sua terra.

Opera di valore, ma forse un po’ penalizzata dalle abnormi attese, il passato pesa anche per l’autore.

Dopo anni di distacco, Ahmad (Ali Mosaffa) si reca in Francia per firmare i documenti che sanciscano il divorzio con sua moglie Marie (Berenice Bejo) che nel frattempo ha un nuovo compagno, Samir (Tahar Rahim) ed è pronta per ricominciare daccapo un nuovo legame.

Fin da subito Ahmad nota che nell’aria c’è un’atmosfera pesante, prima per gli screzi del piccolo figlio di Samir e poi per il pessimo rapporto che Marie ha con sua figlia Lucie (Pauline Burlet).

Cercando di risolvere questo problema farà venire in superficie verità difficili da affrontare.

 

Bérénice Bejo

Il passato (2013): Bérénice Bejo

 

Asghar Farhadi aveva già dimostrato di saper raccontare storie in grado di andare ben oltre i semplici confini iraniani, per cui lo spostamento a Parigi non grava affatto, tanto più che l’effetto cartolina rimane del tutto scongiurato, con un ambientazione periferica consona ad esistenze messe alla prova.

E’ il passato che si riverbera sul presente, e sul possibile felice futuro, con tutto il suo peso, venendo alla luce pezzo dopo pezzo.

Per poter andare avanti con orizzonti solidi non lo si può nascondere, prima o poi comunque tornerebbe, mentre i personaggi sembrano rinnegare ogni responsabilità dei fatti, demandandola agli altri, per cui il problema per loro non è un’infedeltà, ma il fatto che una ragazzina, chiamata direttamente in causa da una situazione che ha già vissuto, la faccia emergere.

Una verità che dalle ricerche di Ahmad si sprigiona gradatamente, cambiando dimensione, ingigantendosi (la realtà è sempre peggio), ed allargandosi (una nuova vita in arrivo), sempre più, con il centro del discorso che vede costanti cambi di testimone in prima linea; da Ahmad, chiamato a confrontarsi con una realtà sconosciuta, passando a Marie, sul punto di scoppiare ed infine a Samir, uomo incastrato tra due donne, un legame che non c’è più, ma che rimane incancellabile per lo stato di sua moglie, ed un altro più complicato del previsto da portare avanti.

Caratteri importanti, con un gran lavoro di immersione da parte degli interpreti stimolati fin dalle primissime prove (vedi il “making of" presente sul dvd); da una parte Berenice Bejo passa da un’illusoria tranquillità a straripare, un vero crollo che culmina con un intenso litigio con la figlia; dall’altra Ali Mosaffa e Tahar Rahim sono chiamati ad un compendio di gran misura, maggiormente funzionale al personaggio del primo che arrivando da un altro mondo ha un occhio indagatore diverso. 

Un lavoro tutt’altro che banale, o facile, un vero e proprio thriller degli affetti, che però in alcuni casi perde, per chi scrive, un po’ di efficacia, ad esempio sul finale, fortemente cinematografico, ma anche discutibile per scelta e modalità (quella lacrima non si dimentica, ma era necessaria?), con un cast internazionale spremuto e proprio nel controllo di quest’ultimo, e degli spazi attribuiti ai personaggi, si registrano gli aspetti migliori.

Un mezzo passo indietro per Asghar Farhadi, ma tutt’altro che doloroso in termini artistici.

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