Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
ahmad(mosaffa) torna a parigi per firmare il divorzio. marie(bejo) glielo ha chiesto. ma in quella che doveva essere una trasferta europea di pura routine, diventa problematica fin dall'inizio. ahmad voleva andare in albergo, ma marie lo tiene a casa adducendo scuse stupide quali "non sapevo se saresti venuto" per cose avvenute in passato. e anche perchè vuole che ahmad parli con la figlia maggiore lucie(burlet), con la quale sta avendo svariati problemi. in pratica la ragazza viene a casa solo per dormire e non riescono proprio a comunicare. muovendosi lentamente, inesorabile, ma sinuosamente come un thriller farhadi e il suo co-sceneggiatore licenziano una scrittura che a mio modestissimo parere è perfetta. memore ancora del precedente "una separazione", mi sono beato di questi 130 minuti senza sentirne minimamente la pesantezza, anzi chiedendomi(leggermente divertito, addirittura)cosa sarebbe potuto succedere anche negli ultimissimi secondi. divertito ovviamente per modo di dire, perchè da ridere in questo film non c'è proprio nulla, anche se farhadi e lahidji non si sono lasciati scappare l'opportunità di alleggerire di tanto in tanto l'atmosfera con dei piccoli tocchi di umorismo. ahmad si ritrova catapultato in un immenodezzaio, come dice a marie, dal quale non può assolutamente tirarsene fuori. lucie avvicina ahmad alla verità del suo tribolitassimo rapporto con la madre a piccoli passi. tassello dopo tassello assistiamo alla responsabilità che ogni personaggio ha omesso di esercitare primariamente sulla propria vita e che poi si riflette sulla vita di chi sta loro attorno. bejò(che ha vinto a cannes come "miglior accenditrice di sigarette" come dice il nostro malandrino folletto lampur-che'tte-possino!!!!)sente come una spina infilata dritta nel culo del futuro suo e di samir(rahim, perfetto!) questo rapporto irrisolto con quella che sembra solamente un'adolenscezelata della figlia. ahmad testimone esterno ma ancora ben voluto, lontano ormai da 4 anni assiste a tutto ciò in modo piuttosto calmo e lucido, ovviamente senza riuscire a mantenere una giusta distanza in quanto ex consorte non ancora del tutto libero da affetti. un passato suo che si riflette volente e nolente sul recente passato di quella famiglia e sul futuro di tutti. incapace di vivere in francia è tornato in iran non prima di pagare lo scotto di questa dualità per lui insopportabile. celine, la moglie di samir che ha tentato il suicidio ingerendo un flacone di detersivo di fronte alla lavorante in negozio e ora in coma, è il macguffin che nasconde tutti i segreti che lentamente emergono e che fanno di samir il personaggio, a mio avviso, più intimamente difficile da svelare. il pregio del "passato" è che è in grado pur non essendo un film di genere, di tenere sul figlio del rasoio come un buon spionistico o un horror nel quale non sappiamo se il personaggio che stiamo seguendo sullo schermo, morirà, se e quando. i personaggi interpretati magnificamente da attori superbi, sono manipolati esemplarmente da una mano di scrittore sopraffino, che trasforma un'adolescente disturbata e disturbante(per quelli che pensiamo problemi del cazzo legati ad un'età del "cazzo".... mi scusino i più giovini)in quasi una martire auto-inflitta. la stessa naima(la splendida sabrina ouazani)personaggio defilato che compare e no, assume un'importanza assoluta nell'economia dell'ennesima trasformazione caratteriale dei personaggi legati al disvelamento dei segreti del passato. seguiamo col fiato sospeso i personaggi girati di spalle, attendendo di sapere cosa faranno, per scoprire cose che al momento ancora non sappiamo, ma che scopriremo. la stessa scena finale, quella mano nella mano e quel movimento che miracolosamente speriamo non accada e che invece sono sicuro di aver intravisto, è una scelta di regia eccelsa. lo so che non si è mossa; ma sono grato a farhadi di avvermi finzionalmente illuso di averlo visto, per un attimo, per un frame. la mia palma d'oro personale va a tahar rahim. il suo personaggio è quello che credevo di minor importanza. ma è il satellite intorno a cui orbitano minacciosamente tutti i meteoriti. la sua espressione perennemente afflitta, la si scambia addirittura all'inizio per cretinaggine, ma è una magia cinematografica del mago farhadi, che agisce sul e per mano del talento attoriale. per me un filmone.
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