Regia di Luigi Magni, Luigi Comencini, Nanni Loy vedi scheda film
Loy e Villaggio, così come Comencini e l'accoppiata Sordi/Sandrelli, ritraggono l'ennesimo quadretto italiota fatto di luoghi comuni sul sesso, sul maschilismo, sulle macchiette e le usanze tipiche del Belpaese. Non solo i toni sono bassini, ma il tutto è imbevuto della volgarità travolgente di quegli anni (nudi superflui, linguaggio sboccato) ed il risultato è qualcosa di già stravisto. Le star fanno la differenza, evitando di sprofondare in abissi ancora più a ridosso dell'infimo. Magni riesce invece, nell'episodio con un grandioso Manfredi, a raccontare un episodio lievemente più complesso degli altri due utilizzando sufficiente garbo (non eccessivo, non sia mai: siamo pur sempre negli anni di Pierino, del guardonismo dietro il buco della serratura, dell'erotismo dilagante). La situazione del cinema italiano è drammatica, c'è poco da dire.
Tre episodi sulle perversioni sessuali. Una coppia di italiani ad Amsterdam: lui è un superdotato, attrazione di un locale, lei ignora tutto. Quando lo scopre esige di partecipare agli show, ma la cosa inibisce l'uomo, che viene licenziato: lo show proseguirà, ma rimarrà solo la donna. Un architetto cinquantenne, moglie e figlia lontane per le vacanze estive, si vede arrivare a casa la figlia dell'amico svedese: una ragazzina intraprendente, ma soprattutto seminuda e provocante. La fa sua, ma scopre che la moglie l'ha tradito con l'amico. Un prete ed una ragazza disinibita rimangono chiusi per quattro giorni dentro un ascensore: inizialmente si mostrano diffidenti l'uno verso l'altra, ma finiscono per stringere una 'profonda' amicizia.
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