Regia di Ha Yoo vedi scheda film
Classico Triangolo amoroso, con variante omosessuale, in salsa wuxiapian; questo, riassumendo, potrebbe essere il succo della stuzzicante pellicola del regista coreano (basata, alla lontana, su fatti storici comunque non ufficialmente documentati). Stuzzicante perché, almeno dal mio punto di vista, l’argomento non era mai stato illustrato così torbidamente nel solitamente algido ed estetizzato immaginario di “cappa e spada” asiatico. Un passo oltre, quindi, le amicizie virili trattate e mostrate in centinaia di pellicole (anche occidentali), venate di uno sfondo di omosessualità più o meno palese. Il coraggio del regista si manifesta, inoltre, nella carnalità delle molte scene di sesso (soprattutto etero) che compongono la maggior parte del mosaico drammatico del film, dalle sequenze molto esplicite seppur edulcorate dalla classica patinata messa in scena tipica delle produzioni asiatiche (soprattutto negli interni e negli ottimi costumi). Nella fase centrale del dramma un sospetto di omofobia fa capolino nella trama, con il sofferto “rinsavimento” di Hong e la sempre più negativa rappresentazione del suo padrone “sessuale” (il Re), prigioniero del suo crescente delirio di gelosia e vendetta. Ma, agli occhi di chi scrive, tale aspetto è apparso ben integrato nell’economia della storia; anzi, l’amore tra il Re e il suo protetto viene rappresentato con più dolcezza rispetto alla mera attrazione fisica tra quest’ultimo e la Regina. La parte più debole del film, paradossalmente, è quella action: i combattimenti (esclusivamente di “spada coreana”) sono rari e mediocremente coreografati. Se ne ricordano, infatti, solo un paio (l’attentato al Re e quello finale), soffocati dai molti dialoghi e dai tanti silenzi tra gli interpreti principali.
Triangolare.
Buona.
Vendicativo.
Graziosa.
Combattuto
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