Regia di Erik Poppe vedi scheda film
Per la regia del cineasta norvegese Erik poppe, ne L’EPREUVE ( A THOUSAND TIME GOODNIGHT) Juliette Binoche è una coraggiosa e temeraria fotografa e reporter di guerra che si trova a fare i conti con un devastante dilemma: proseguire col suo mestiere altamente rischioso, che la mette costantemente in pericolo ma che costituisce più di ogni altra cosa la vera ragione di vita, o mettere tutto da parte e responsabilizzarsi finalmente ed in modo tardivo nel ruolo di madre di due ragazze/bambine che vede poco e non assiste adeguatamente?
Quando anche il marito, un tempo affettuoso e premuroso, ora sconcertato dagli eventi che mettono in pericolo sempre più atroce la vita della moglie, si ribella e allontana la moglie dal focolare domestico in una landa amena e desolata dell’Irlanda, ecco che alla protagonista non resterà che scendere seriamente e definitivamente a patti con la propria coscienza di essere umano e di madre, mettendo in discussione altresì il proprio ruolo di testimone neutro e apparentemente inflessibile che fotografa e riprende ogni tipo di atrocità senza fare nulla o quasi per impedire o scongiurare conseguenze devastanti.
Un film forte, animato da una Binoche che una volta ancora costituisce la più concreta ragione e pregio di una pellicola che inizia e finisce in modo folgorante, straziante, quasi insopportabile nel documentare le fasi di preparazione di una donna o bambina kamikaze da parte di alcune altre femmine della famiglia, ma che commette tuttavia l’errore puerile, difficilmente perdonabile, di franare inesorabilmente nei meandri risaputi e fastidiosi del melodramma familiare indigeribile laddove la vicenda si addentra (inevitabilmente) a sondare una situazione familiare tesa e assolutamente da ridefinire.
Il baldo attore nordico Nicolaj Coster-Valdau si ritaglia una parte da fuco d’alveare, del maschio da riproduzione che non può reggere o risultare plausibile né nella vita reale né tantomeno nel contesto della pellicola, ma la presenza forte di una Binoche da brivido riesce a salvare dal devasto una pellicola che alterna grandi momenti tesi e sconcertanti, a fiacche situazioni da melò sovraccarico e scostante.
E, lo ripeto, la scena iniziale della vestizione della giovane donna kamikaze, che si fa avvolgere di materiale esplosivo, e prima ancora celebrare da viva il funerale scendendo nella fossa ove il suo corpo, presto distrutto e volatilizzato, non potrà più stare, fa davvero venire i brividi ed evoca in maniera efficacemente e tragicamente potente la dinamica di una pratica devastante che raggela il sangue.
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