Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Il cinema bellico americano, con l'avvento della New Hollywood e di tutti i contemporanei avvenimenti sociali e politici, ha decisamente tratto giovamento rinnovandosi nella messa in scena e punto di vista sulla guerra, scrollandosi finalmente di dosso la fastidiosa patina patriotica ed eroica che si portava dietro. Robert Aldrich coglie i mutamenti e le trasformazioni della società americana a fine degli anni 60' e realizza Quella Sporca Dozzina (1967).
Prendendo gli attori più fighi, tamarri e bastardi dell'epoca presenti nella Hollywood in quel periodo come Marvin, Bronson, Sutherland, Cassavetes e Kennedy tanto per fare qualche nome (se avessero chiamato anche Coburn e McQueen avrebbero fatto en plein), li mette in una situazione disperata, dove sono costretti a compiere una missione consistente nel massacro di un gruppo di ufficiali nazisti in un castello della Normandia, in cambio della amnistia per le proprie condanne (molti di loro erano condannati a morte).
Ad Aldrich frega zero dei nazisti e dell'analisi del conflitto bellico, ma gli interessa mettere in scena il rapporto che si instaura tra il maggiore John Reisman (Lee Marvin) e "quella spoca dozzina" di canaglie scelte dalle alte sfere dell'esercito per compiere questa missione suicida.
Reisman e la feccia dei prigionieri sono su due lati opposti della barricata in apparenza, senza contare le molte divisioni tra i vari prigionieri che hanno differenti punti di vista ed idee. Questo gruppo di prigionieri e il maggiore, sono uniti però da una sola cosa; un forte sentimento anti-autoritario contestatario, tanto che l'esercito molto probabilmente più che interessato al successo della missione, vedrebbe di buon occhio tale operazione poiché potrebbe portare alla morte di tali elementi pericolosi, tra cui il maggiore Reisman autore in passato di numerosi atti di insubordinazione contro le alte sfere dell'esercito.
Ciò che rende interessante il film è la messa in scena sporca e lercia (come la guerra), la forte impronta violenta (anche perpretata dalle alte sfere in modo gratuito), i contrasti tra i vari prigionieri ed il maggiore che si dipana nello sviluppo di un piccolo microcosmo sociale (Jefferson, un galeotto nero, si rifiuta di combattere i nazisti... d'altronde loro non gli hanno fatto nulla a differenza della democratica società americana) e una forte ironia dissacrante (utile a coprire anche diversi difetti di sceneggiatura), la quale distrugge ogni patina eroica mettendo in luce il fatto che il nostro gruppo di protagonisti deve lottare esclusivamente per la propria sopravvivenza e di certo non per alti ideali.
La pellicola inoltre, ha la coerenza nel tratteggiare dei personaggi stronzi e cinici grossomodo per tutta la durata della pellicola, senza commettere l'errore di farne dei cattivi non-cattivi che si lamentano con inutili piagnistei della loro condizione (ogni riferimento a Suicide Squad di Ayer è voluto); anzi, molti di loro sono fieri sino alla fine delle proprie idee e della loro precaria sanità mentale (lo schizzoide Franko e l'ultra religioso Archer). Quella Sporca Dozzina dopo 50 anni si conferma essere ancora un grande film, che unisce riflessione critica ad un intrattenimento intelligente e perfettamente fruibile per via di un ritmo forsennato nel montaggio, degli attori dai visi giusti e tanta azione (nella parte della missione in Normandia) dove emerge che l'esercito americano ammazza gli ufficiali nazisti in modo poco eroico (alla fine erano topi in trappola). Grosso successo all'uscita condito con delle nomination agli oscar (come quella di non protagonista per Cassavetes); ad oggi resta un ottimo esempio di come realizzare un film epico che vada oltre la mera avventura, per ambire ad un senso e ad un qualcosa di superiore.
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