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Arcipelago in fiamme

Regia di Howard Hawks vedi scheda film

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La recensione su Arcipelago in fiamme

di (spopola) 1726792
8 stelle

Dopo il successo dì Colpo di fulmine e de Il sergente York (entrambi del 1941), Howard Hawks con questo film ritorna ad occuparsi (forse perché sollecitato dagli studios ai quali in quegli anni era quasi impossibile dire di no), a quello che in America, durante la Seconda guerra mondiale, era il genere più gettonato: il film di propaganda bellica. Da quel grande regista che è sempre stato, riesce comunque a comporre un’opera corale di tutto rispetto che narra le imprese dell’equipaggio del B17, una vera e propria fortezza volante utilizzata per le campagne di bombardamento strategico diurno contro bersagli tedeschi di tipo industriale, civile e militare e qui impegnata sul fronte caldo del Pacifico.

scena

Arcipelago in fiamme (1943): scena

 

La storia, sorretta da un’eccellente sceneggiatura di Dudley Nicholsche fu candidata anche al premio Oscar, si conferma ancora oggi come una delle più interessanti opere fra quelle realizzate nel periodo bellico (qualcuno lo considera addirittura il miglior risultato di quel particolare filone che, come già accennato sopra, caratterizzò una buona parte del cinema hollywoodiano girato tra il 1941 e il 1945 con l’intento di tenere alto il morale dei combattenti americani al fronte.

scena

Arcipelago in fiamme (1943): scena

 

La sua caratteristica più interessante è sicuramente quella di essere stato costruito come una specie di “instant-movie” ante litteram, dove gli eventi raccontati seguono a distanza più che ravvicinata quanto accadeva davvero nel conflitto ln corso, e questo a partire proprio dall’attacco a Pearl Harbor, dove i B17.attesi per giorni, quando finalmente arrivarono davvero,, furono addirittura confusi con gli aerei giapponesi (e viceversa) creando così uno spiacevole, pericolosissimo corto circuito che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose.

 

Come già accennato prima, siamo di fronte a un’originale opera corale (ma con qualche interessante “assolo”) dove i protagonisti (tutti attori poco conosciuti se si escludono un John Garfield ancora alle prime armi e due comprimari di lusso come Gig Young e Arthur Kennedy) combattono all’unisono (uno per tutti; tutti per uno) gli infidi “musi” gialli giapponesi quasi che fossero un corpo solo

 

Il valore aggiunto che nobilita l’opera, va ricercato comunque soprattutto nel fenomenale uso che il regista riesce a fare del ristretto spazio dentro a un film quasi tutto ambientato in quello circoscritto di uno scomodo, affollatissimo bombardiere pieno di soldati. Contribuiscono a far raggiungere questo importante risultato, il montaggio dinamico (che se non ricordo male fu premiato con un Oscar) e una cinepresa mobilissima usata da par suo dall’operatore sotto il vigile sguardo di un Hawks particolarmente ispirato che qui riesce a tenere sotto controllo persino la retorica che quasi sempre inquina queste opere di mera propaganda e a ridurla davvero  al minimo sindacale). Sorprende anche vedere come il regista – nonostante i pochissimi elementi e i ridotti mezzi a disposizione - riesca ugualmente a creare tensione utilizzando soltanto il ritmo nervoso dell’azione. Magistrale anche lo splendido, preziosissimo bianconero di James Wong Howe.

scena

Arcipelago in fiamme (1943): scena

 

 

 

 

 

 

  

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Ultimi commenti

  1. CineNihilist
    di CineNihilist

    I film di guerra e di propaganda, soprattutto se di quel periodo, non mi fanno impazzire e si può intuire facilmente il perché, però come sempre ci sono le dovute eccezioni e questo film sembra una di queste, ergo sarà da recuperare come tutto il cinema di Howard Hawks, un gigante purtroppo dimenticato dai cinefili più giovani e che andrebbe riscoperto. Io ho solo recuperato l'ottimo "Scarface - Lo sfregiato" che mi aveva colpito molto per la sua crudezza e per il suo essere un attualissimo specchio di quell'epoca gangster. Il prossimo recupero sarà sicuramente "La cosa da un altro mondo" dato che ho visto il remake di Carpenter, poi passerò a tutti gli altri capolavori slegati dai remake dei miei più amati registi della New Hollywood.

    Come sempre è un piacere leggerti (non è ancora arrivata l'ora di tirare i remi in barca e ne sono più che felice :D) e alla prossima recensione carissimo ;)

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Ciao Giorgio, capisco che adesso il genere può lasciare molte perplessità nelle nuove generazioni per la sua esaltazione quasi parossistica dell’eroismo e dell’abnegazione che sempre porta con sé come elementi prioritari la propaganda fine a se stessa fra l’altro riferita a un tempo ormai lontano. Che siamo sempre in meno ad aver vissuto in diretta. Negli anni cruenti della seconda guerra mondiale comunque era uno strumento più necessario che opportuno, finalizzato a tenere alto il morale dei soldati che erano al fronte e a farli sentire dei piccoli eroi chiamati a difendere strenuamente la loro patria anche a costo della vita (una strumentalizzazione non di poco conto). Per queste ragioni era un genere molto gettonato (graditissimo anche dagli spettatori) e penso che sicuramente persino un regista già abbastanza famoso come Hawks (il suo primo successo risale al 1928 quando eravamo ancora in zona “muto”) avrebbe avuto qualche difficoltà a rifiutarsi di realizzare un’opera così “edificante” (il virgolettato è d’obbligo).. Per il re e per la patria insomma. Detto questo, comunque Arcipelago in fiamme, è certamente un buon prodotto che si distingue dalla massa grazie proprio alla forza di una sceneggiatura tutt’altro che banale e (soprattutto) allo speciale tocco – riconoscibilissimo - della mano del regista che in virtù del suo stile incisivo, asciutto e leggero, (quasi invisibile direi) ma capace di tenere sotto controllo (di dominare, direi) ogni elemento per piegarlo ai suoi voleri. Un piccolo miracolo insomma che gli ha permesso di nobilitare il risultato evitando la trappola di una retorica un po’ troppo perniciosa. Non va però annoverato nel numero più ristretto dei suoi capolavori perché non possiede la loro forza intrinseca e la loro fascinazione. Nel settore bellico per esempio aveva raggiunto risultati di gran lunga superiori una decina di anni prima con La squadriglia dell’aurora (The Dawn Patrol) un’opera davvero sorprendente che ha posto le basi codificate di una tecnica visiva decisamente innovativa che da quel momento in poi è stata utilizzata un po' da tutti al fine di poter girare con altrettanta adeguata perspicacia, le scene di un attacco aereo con buone prospettive di successo (immagini spericolate, sintetiche, veloci e di immediata presa grazie alla loro essenzialità capaci di creare suspense e fiato sospeso nello spettatore tagliate e poi ricomposte utilizzando un montaggio audace e vertiginoso assolutamente innovativo per quei tempi.
      Il cinema di Hawks (tutto, comprese le opere secondarie della sua nutrita filmografia) è stato insomma uno splendido esempio delle vette che il professionismo elevato ad arte può raggiungere a dispetto delle mille limitazioni imposte dal commercialismo poco malleabile richiesto (anzi preteso e imposto) dalla grande industria del cinema americano che metteva sempre al primo posto il dio denaro.
      Eclettico come pochi altri (e questo è un merito , non certo un demerito) Hawks , ha attraversato tutti i generi cinematografici lasciando in ognuno di loro tracce importanti del suo talento (e anche della sua ironia soprattutto quando ha lavorato intorno ad opere brillanti, genere nel quale si è particolarmente distinto). Questa inusuale capacità di muoversi con disinvoltura nei diversi stili e linguaggi cinematografici fu però per lui anche un pesante handicap perchè lo privò per lungo tempo di acquisire l’identità di "autore" a tutto tondo e di rimanere nella folta schiera molto più anonima degli onesti professionisti hollywoodiani buoni per tutte le stagioni. Soltanto verso l'inizio del decennio dei ’60 infatti i critici francesi (Nemo profeta in patria ancora e sempre insomma) ne riscoprirono il talento e definirono davvero con inoppugnabile certezza la sua gigantesca statura autoriale portando alla luce anche quelle che sono state le tematiche (prima non sempre riconosciute) che trasversalmente hanno segnato quasi tutto il suo cinema (indipendentemente dall’appartenenza ai vari generi delle storie che raccontava) come i conflitti spesso anche ambigui di due persone dello stesso sesso. la lotta e lo scontro fra i due sessi, la determinazione, la velocità d'azione, il cameratismo, la collocazione dell'eroe sempre in situazioni di pericolo o in situazioni-limite.
      “Scarface” ( Scarface, Shame of the Nation) che è del 1932 (il film che hai visto tu e quello che gli diede una fama internazionale) è un gangster movie audacissimo soprattutto per i tempi in cui fu girato, che unisce una tecnica visiva da film muto (soprattutto nella folle interpretazione di Paul Muni) a una sostanza patologica che arditamente giunge a sfiorare il tema dell’incesto in un clima pervaso da un senso vicino alla tragedia.
      Evito di proposito di fare l’elenco di tutti i suoi imperdibili capolavori per non tediarti troppo ma non posso evitare di citare almeno Susanna, Il magnifico scherzo e il Grande sonno film ormai entrato nel mito dove l’intricato racconto Chandleriano viene rivisitato con una tristezza esistenziale e una carica morale di ammirevole concretezza ed equilibrio. Due parole devo spenderle pure per i 10 minuti circa da lui girati per Il mitico Il mio corpo ti scalderà poi passato per dovere di scuderia direttamente in mano a Howard Hughes e soprattutto lo straordinario Il fiume rosso del ’48 che segna un’altra tappa d’eccezione fra le opere girate da questo eccellente costruttore di meccanismi narrativi perfetti ed equilibrati nel rapporto tra immagine e struttura. Hawks si può considerare anche un audace sperimentatore di formule diverse che poi faranno testo ln tutto il cinema americano dell’epoca e non solo.
      Non ho citato volutamente La cosa da un altro mondo che per le vicissitudini in cui u girato, meriterebbe un ungo discorso a parte
      Come vedi ne avrai di cose belle da vedere
      Per quanto mi riguarda comunque i remi restano fermi sulla barca ma ogni tanto sono costretto a calarli in acqua per non finire troppo alla deriva.

  2. ezio
    di ezio

    penso sia un film di propaganda ,girato con un buon ritmo,sopattutto durante i voli ...ecco direi che emergono perizia e un buon realismo....grazie Valerio del tuo commento che leggo sempre volentieri.

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Grazie Ezio per il tuo gradito interventoe e per le tue parole sul film mi sembra di avere detto (quasi) tutto quello che c'è da dire confermo solo che il ritmo c'è e che ci sono scene molto coinvolgenti - Howard Hawks dimostra insomma che si può fare uno spettacolo appassionante con pochi osoldi- Le parti belliche sono infatti riprese dai telegiornali che il regista riesce ad intercalare efficacemente con le paarti girate in studio o a casa) di Garfield e compagni. Memorabile infine la scena della dichiarazione di Roosevelt captata per caso durante il volo.

  3. pippus
    di pippus

    Sempre piacevole leggere una tua opinione Valerio, ancor più su un titolo "storico" di un regista altrettanto "storico". Purtroppo non ho ancora avuto occasione di vedere l'opera in oggetto che, se mi capiterà, non mi lascerò di certo sfuggire. In ogni caso questo tuo dettagliato "resoconto" mi ha già permesso di immaginarmi le scene nel loro particolare contesto. Una saluto e a presto.

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Graze Paolo . Questa volta come vedi sono stato molto breve (ho fatto di necessità virtù, come si suol dire insomma),. E' un film sicuramente da recuperare, un documento importante che che testimoonia un modo di fare cinema tutt'altro che banale anche quando si lavorava su commisione.

  4. cherubino
    di cherubino

    Ottima la tua recensione, come sempre.
    Solo una precisazione, su John Garfield, grande attore oggi troppo trascurato.
    Direi "non ancora al culmine della carriera" (il periodo da indipendente, dal '46 al '51) ma non "alle prime armi". Non dimentichiamoci dei precedenti anni con la Warner ...
    I film non se li sceglieva lui ma gli diedero popolarità e non pochi - credo tu condivida - godettero di sue pregevoli interpretazioni.

    1. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Sì Franco hai ragione. Sarei sicuramente stato più preciso se avessi usato le tue parole ma il senso del mio discorso voleva essere proprio quello. Garfield è sempre stato un grandissimo attore anche quando lavorava sotto contrato con la Warner ma in quel periodo aveva avuto davvero poche occasioni per imporsi al grande pubblico (il suo successo era più di stima che di grande popolarità e questo nonostante avesse ottenuto un bel consenso critico e ottimi incassi al botteghino già nel 1939 con Hanno fatto di me un criminale). Negli anni successivi però purtroppo venne utilizzato soprattutto come antagonista o per ruoli secondari (Il conquistatore del Messico o Four Wives tanto per fare degli esempi concreti sono abbastanza espliciti). Gli assegnarono è vero anche ruoli da protagonista ma in film tutt’altro che travolgenti e di scarsa risonanza (forse quello più gettonato rimane ancora Il castello sull’Hudson del 1940). Dopo Arcipelago in fiamme, ebbe una bella occasione per emergere con Il passo del carnefice un film che nell’immediato ebbe però scarso successo e che adesso purtroppo è quasi dimenticato. Ma ancora in Destinazione Tokio sempre del ’43, il protagonista era Cary Grant non lui. Diventò famosissimo solo nel 1946 grazie a Il postino suona sempre due volte. Poi vennero Anima e corpo, Perdutamente, Le forze del male, Stanotte sorgerà il sole, Golfo del Messico senza dimenticare Barriera invisibile dove interpretò il difficilissimo ruolo dell’ebreo Dave Goldman il migliore amico di Philip Schuyler Green (Gregory Peck) il vero protagonista di questa storia. Peccato che ci abbia lasciato quando era ancora giovane

    2. cherubino
      di cherubino

      Grazie Valerio, Circa i sei ultimi titoli da te consigliati (del periodo da indipendente) Il primo - "Anima e corpo" - l'ho rivisto di recente (e ho notato con piacere che ancora rientra tra i migliori film sul pugilato di tutti i tempi) mentre gli altri temo di non averli ancora visti e cercherò di colmare anche questa lacuna. "Perdutamente" mi attira particolarmente (da te ****) sia perché qui da noi ha avuto il voto medio più alto in assoluto (8,3/10) sia in quanto... beh, Garfield violinista mi sembra proprio una stranezza.

    3. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Già Perdutamente.. Quando lo vedrai sono sicuro che rimarrai sorpreso (in positivo) quando lo vedrai. E' un melodramma all'ennesima potenza con una sceneggiatura zeppa di frasi che hanno fatto epoca e due interpreti davvro favolosi.+ che si amanoma si fanno del male Una storia d'amore i un po' "malato" fra due persone che sembrano divertirsi a farsi del male votataal fallimento. (se lo vedrai nella versione doppiata in Italiano da Tina Lattanzi con il suo proverbiale, iinconfondibile birignato ti appassionerà ancor di più.

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