Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Dopo il successo dì Colpo di fulmine e de Il sergente York (entrambi del 1941), Howard Hawks con questo film ritorna ad occuparsi (forse perché sollecitato dagli studios ai quali in quegli anni era quasi impossibile dire di no), a quello che in America, durante la Seconda guerra mondiale, era il genere più gettonato: il film di propaganda bellica. Da quel grande regista che è sempre stato, riesce comunque a comporre un’opera corale di tutto rispetto che narra le imprese dell’equipaggio del B17, una vera e propria fortezza volante utilizzata per le campagne di bombardamento strategico diurno contro bersagli tedeschi di tipo industriale, civile e militare e qui impegnata sul fronte caldo del Pacifico.
La storia, sorretta da un’eccellente sceneggiatura di Dudley Nicholsche fu candidata anche al premio Oscar, si conferma ancora oggi come una delle più interessanti opere fra quelle realizzate nel periodo bellico (qualcuno lo considera addirittura il miglior risultato di quel particolare filone che, come già accennato sopra, caratterizzò una buona parte del cinema hollywoodiano girato tra il 1941 e il 1945 con l’intento di tenere alto il morale dei combattenti americani al fronte.
La sua caratteristica più interessante è sicuramente quella di essere stato costruito come una specie di “instant-movie” ante litteram, dove gli eventi raccontati seguono a distanza più che ravvicinata quanto accadeva davvero nel conflitto ln corso, e questo a partire proprio dall’attacco a Pearl Harbor, dove i B17.attesi per giorni, quando finalmente arrivarono davvero,, furono addirittura confusi con gli aerei giapponesi (e viceversa) creando così uno spiacevole, pericolosissimo corto circuito che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose.
Come già accennato prima, siamo di fronte a un’originale opera corale (ma con qualche interessante “assolo”) dove i protagonisti (tutti attori poco conosciuti se si escludono un John Garfield ancora alle prime armi e due comprimari di lusso come Gig Young e Arthur Kennedy) combattono all’unisono (uno per tutti; tutti per uno) gli infidi “musi” gialli giapponesi quasi che fossero un corpo solo
Il valore aggiunto che nobilita l’opera, va ricercato comunque soprattutto nel fenomenale uso che il regista riesce a fare del ristretto spazio dentro a un film quasi tutto ambientato in quello circoscritto di uno scomodo, affollatissimo bombardiere pieno di soldati. Contribuiscono a far raggiungere questo importante risultato, il montaggio dinamico (che se non ricordo male fu premiato con un Oscar) e una cinepresa mobilissima usata da par suo dall’operatore sotto il vigile sguardo di un Hawks particolarmente ispirato che qui riesce a tenere sotto controllo persino la retorica che quasi sempre inquina queste opere di mera propaganda e a ridurla davvero al minimo sindacale). Sorprende anche vedere come il regista – nonostante i pochissimi elementi e i ridotti mezzi a disposizione - riesca ugualmente a creare tensione utilizzando soltanto il ritmo nervoso dell’azione. Magistrale anche lo splendido, preziosissimo bianconero di James Wong Howe.
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