Regia di Brad Anderson vedi scheda film
Grazie alla solida regia di Brad Anderson, e ad una sceneggiatura più intrigante, questo Fantasmi costituisce un buon elemento della serie televisiva Fear itself.
Il poliziotto Harry (Eric Roberts) porta a compimento un incarico delicato, salvando il figlio di un importante uomo politico ma, a causa dalle maniere forti adottate durante un interrogatorio, è anche causa del decesso per il sequestratore. Viene radiato dall'incarico, scoprendosi investigatore (non troppo corretto) privato. Passano gli anni, quindici, e Harry (che pure si è dato una nuova identità mutando cognome) viene ingaggiato da una donna che -sospettando di essere tradita dal marito- suggerisce all'investigatore di appostarsi nottetempo nel disabitato palazzo di fronte, al fine di perseguire evidenze probanti. Una volta appostato all'interno della struttura in decadenza, Harry avverte inquietanti rumori, strazianti lamenti e spaventose grida: suoni che sollecitano in lui ricordi d'un passato indelebile.
"Tutti abbiamo fatto qualcosa di brutto, ma se vogliamo possiamo farci perdonare".
Già in uno dei migliori episodi dei Masters of Horror (Sounds Like) Brad Anderson dimostrava una netta predisposizione alla tematica del suono come dimensione prediletta da entità ultraterrene. Tematica qua ripresa e sviluppata malamente solo nel finale, forzatamente troncato dalle necessità di riduzione tipica del mediometraggio. Oltre agli efficaci momenti di suggestioni spettrali evocate dalle ombre alterate dalla fredda luce di un visore notturno, sono da ricordare gli inquietanti bagliori nel buio, che dalla finestra del palazzo vengono indirizzati alla sola percezione del protagonista. Di fondamentale significato, poi, appaiono le sussurrate, ripetute, domande rivolte al protagonista dalle apparizioni della vittima ("Perché sei così cattivo?"), che testimoniano trattrarsi di un uomo malvagio, anche se un tempo impegnato dalla parte giusta, destinato quindi a un meritato castigo. Dunque il secondo episodio della serie Fear itself, pur non essendo un capolavoro, alza decisamente il tiro e raggiunge un buon risultato. Merito, principalmente, di un regista dotato, che all'epoca aveva già in curriculum la direzione di ottimi film tipo Session 9, L'uomo senza sonno e Transsiberian.
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