Regia di Breck Eisner vedi scheda film
Primo, pessimo, episodio di una serie televisiva destinata a una veloce conclusione. Diffusa prima sulla NBC per poi perire (miseramente) su AXN. In Italia il coraggio di diffonderla l'ha avuta prima la Fox e poi Cielo.
Quattro delinquenti, tra i quali uno ferito, durante una fuga restano a piedi con l'auto, in una zona desolata e, apparentemente, sperduta nel nulla. Trovano ospitalità in una casa isolata in mezzo alla neve, presso tre sorelle che ben presto rivelano il loro segreto: le ragazze vengono dalla Romania e si prendono cura, procacciando vittime, di un vampiro assetato di sangue.
Già poco esaltanti sono state le due serie dei Masters of horror precedenti, pertanto è facile intuire perché questo spin off voluto dal mediocre regista/produttore Mick Garris abbia avuto vita breve, restando da noi addirittura inedito in home video, dopo una fugace comparsa sul canale satellitare Fox. Iniziamo con il dire che il titolo della serie deriva nientemeno che da una citazione di Franklin D. Roosevelt, ovvero "The only thing we have to fear is fear itself", che tradotta suona così: "L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa". E quando si tirano in ballo nomi significativi sorge il sospetto che la sostanza del prodotto sia poco consistente. Il format è il medesimo dei Masters, ovvero composto da tredici mediometraggi autoconclusivi, leggermente più corti (40 minuti circa ad episodio). La brutta e frenetica sigla d'apertura predispone fin dall'inizio lo spettatore ad attendersi qualcosa di poco chiaro, e infatti il primo episodio (The sacrifice, da noi tradotto come Il segreto delle tre sorelle) sancisce l'avvio alla serie nel peggiore possibile dei modi: Il solito escamotage (alla wrong turn) per proiettare i protagonisti in un ambiente da incubo (ovvero rimasti a piedi con l'auto) già preannuncia che ci troviamo di fronte ad un mini-film realizzato decorosamente (come fotografia, scenografia e recitazione dimostrano) ma piuttosto parco di idee. Tirare in ballo il vampirismo e una famiglia di fanatici (con una componente del gruppo pronta a redimersi) non aiuta lo spettatore, proiettato per l'ennesima volta di fronte alla fiera della banalità, composta da un cliché dietro l'altro. Direzione anonima e di routine a firma del regista "televisivo" Breck Eisner, poi miracolosamente deputato un paio d'anni dopo alla direzione del remake La città verrà distrutta all'alba (2010). La sceneggiatura invece è di Mick Garris... e si vede.
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