Regia di Robin Campillo vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - ORIZZONTI
Ragazzi di vita alla Gare du Nord, Paris. La macchina da presa li segue mentre guardinghi a loro volta puntano la loro preda nel gruppo. Si muovono collettivamente, salvo poi distaccarsi un attimo dal branco, farsi notare e poi tornare, se fiutano pericolo, di nuovo in mezzo al gruppo che li protegge e difende. Infatti il mucchio li difende a livello singolo, ma chiede loro pure un sacrificio: l'annientamento della propria individualità a favore della loro collettività e del loro capo-branco. Un pomeriggio un distinto uomo d'affari che ogni giorno si muove tramite la stazione, addocchia uno di questi ragazzi dell'est e viene ricambiato con sguardi allusivi.
Si danno appuntamento per il giorno successivo a casa dell'uomo. Sarà l'inizio di un incubo, a cui seguirà una travagliata storia d'amore che riuscirà alla fine, dopo un drammatico quanto rocambolesco epilogo, a sfociare in un commovente happy end. Eastern boys è una felice esperienza e una pellicola riuscita: un film lungo suddiviso in cinque o sei capitoli che costituiscono come una via crucis per una fuga da un doppio incubo, quello dello sfruttamento da una parte, e quello della minaccia e dell'estorsione dalla'altra, verso un futuro che tenda finalmente al sereno.
Suddiviso, nonostante i capitoli, in una prima parte descrittiva e "alla Loach" e da una seconda più concitata e d'azione, quasi in stile "americano", l'opera prima di Robin Campillo si avvale di un fine interprete come Olivier Rabourdin già notato in più occasioni, volto dolente e rassegnato, lineamenti maturi che ispirano sicurezza e rendono credibile una storia d'amore che nasce e si sviluppa nel tempo, trovando una sua strada, sebbene anche molto travagliata, per esprimersi completamente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta