Si chiama Ethan, come i protagonisti di Sentieri selvaggi e di Mission: Impossibile, l’americano a Parigi interpretato da Kevin Costner in 3 Days to Kill; e infatti, più o meno tutti prima o poi lo sfottono per il suo trasandato aspetto da “cowboy”, pure quando, da infallibile agente CIA, pratica torture creative, elimina terroristi, recupera informazioni preziose (che riguardino bombe nucleari o la ricetta degli spaghetti, poco importa). In realtà, Ethan Renner è stato scaricato dall’Agenzia senza troppi complimenti, dopo la diagnosi inappellabile di una morte incipiente, ma proprio quando sceglie di dedicare gli ultimi mesi di vita a ricostruire gli affetti familiari, una femme fatale fumettistica con le fattezze di Amber Heard gli affida una missione che non si può rifiutare.
Scritto da Luc Besson e diretto da McG, il film offre la formula ibrida e risaputa di action + commedia, affidando gli spunti umoristici alla doppia vita dell’eroe (che ai criminali chiede consigli sulla figlia teenager, mentre risolve le diatribe domestiche con la freddezza del perfetto 007) e affogando qualche buona scena in una pozza di prevedibilità e/o di melassa. Ed è fondamentalmente Kevin Costner a evitare il disastro: la maturità della star coincide con le esigenze di copione, e lui, che infilato in un completo elegante sa come risultare impeccabile, si diverte a rifare Guardia del corpo sul lungo Senna, con un po’ di anni sulle spalle e molta più autoironia.
Recensione pubblicata su FilmTV numero 22 del 2014
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