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Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

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La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di Furetto60
7 stelle

Ottimo film, basato su un terribile fatto di cronaca nera.

Basato su fatti realmente accaduti. E’ la tragica storia dei fratelli Mark e Dave Schultz, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, nella lotta greco-romana. I due, accomunati dalla stessa passione sportiva, conducono una vita tranquilla dividendosi tra sport e famiglia, caratterialmente diversi, il primo, Dave è un padre di famiglia saggio ed equilibrato, mentre l’altro, Mark è piuttosto misantropo, poco socievole e sempre nell’ombra del fratello, che organizza i suoi allenamenti. Un giorno nella loro vita entra prepotentemente John DuPont, un eccentrico milionario erede della famiglia DuPont, personaggio dalle tante sfaccettature, filantropo, ornitologo, personificazione del “sogno americano”: appartenente ad una dinastia tra quelle più ricche al mondo, padrona delle omonime industrie. Tuttavia John è anche un uomo sostanzialmente solo, dopo il veloce divorzio dalla moglie, è un individuo represso, forse un omosessuale latente e dal carattere bipolare, sogna di portare nell’immensa tenuta di famiglia i migliori lottatori del Paese, in vista delle Olimpiadi di Seul del 1988. Cosi invita Mark Schultz, vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi, che accetta volentieri, cogliendo anche l’occasione per affrancarsi dalla figura di suo fratello Dave, lusingato per l’attenzione e affascinato dalla mondo dorato del milionario, Mark diventa sempre più dipendente dal suo mentore. Per DuPont, invece, l’impresa ha il sapore del riscatto agli occhi del mondo che dal suo punto di vista, non lo considera abbastanza, ma lo adula solo per il prestigio del suo casato e soprattutto è un modo per guadagnare la stima di sua madre, che lo giudica un “bamboccione smidollato” Successivamente DuPont riuscì a portare nel suo villaggio sportivo, chiamato “Foxcatcher”, anche l’altro fratello Mark. Il regista Bennett Miller usa con intelligenza, gli avvenimenti sportivi e la cronaca nera, come strumenti per addentrarsi nella psicologia dell’uomo, nelle sue speranze, nelle sue paure, ed ombre. Oltre alla brillante introspezione psicologica, caratterizza i personaggi attraverso i movimenti dei loro corpi, le loro interazioni, le loro posture, le prese, usando la raffinata fotografia del grande Fraser. In generale lo sport inteso, come metafora della vita, è un tema trattato ampiamente nella cinematografia, ma che Miller mette in scena con un forte rigore espressivo ed una rara eleganza formale. È una storia tipicamente americana che coinvolse una famiglia, importantissima, incarnazione ideale del sogno americano. Nella differenza di comportamento di fronte alle seduzioni della ricchezza e del potere che ne deriva, che distingue le reazioni dei due fratelli Schultz, nasce e si sviluppa il racconto, uno strano “triangolo” che si concluderà nel modo peggiore, con un gesto tanto infantile e inaspettato, quanto criminale, accompagnato con urla isteriche stizzite di un personaggio, che si muove con tracotanza e supponenza, abituato ad avere tutto, che decide lui a modo suo, quando e come il gioco deve terminare. Recitazione impeccabile, asciutta senza sbavature o fronzoli inutili. La pazzia del miliardario Due-Pont, uomo puerile, immaturo con un’insana passione per le armi, lo portò nel 1996 a commettere un omicidio insensato, senza un motivo apparente, ai danni di Dave, atleta della sua squadra, verso il quale aveva sempre nutrito una grande stima, gli sparò nel vialetto di casa davanti alla moglie e al capo della sicurezza. Il film fa supporre che alla base del gesto criminale, ci fosse la mancata registrazione in VHS di una sviolinata adulatoria nei suoi confronti, si proclamava un mecenate e voleva sentirselo dire. Difficile sapere con certezza le reali motivazioni, le cronache dell'epoca parlarono di attenzioni sessuali non ricambiate. E' certo che comunque furono sicuramente futili i motivi, che spinsero questo inquietante personaggio a compiere un atto cosi folle. Il rapporto conflittuale con una madre critica e invadente presumibilmente, aveva segnato la sua psiche, rendendolo sostanzialmente fragile e al contempo incapace di discernimento razionale, ma questo certo non basta a spiegare e tantomeno a giustificare il suo delitto.

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