Espandi menu
cerca
Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Kurtisonic

Kurtisonic

Iscritto dal 7 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 88
  • Post 2
  • Recensioni 430
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di Kurtisonic
8 stelle

Steve Carell, Mark Ruffalo, Channing Tatum

Foxcatcher - Una storia americana (2014): Steve Carell, Mark Ruffalo, Channing Tatum

Siamo di fronte ad uno specchio che però restituisce un'immagine capovolta oltre che annebbiata. Foxcatcher non e' il sogno americano mancato per tre uomini diversi ma uniti da un filo comune, è soprattutto l'adattamento di una storia vera che parla della inadeguatezza  di vivere la realtà. Nonostante l'esigua produzione del regista Bennett Miller al suo terzo film in dieci anni, rimane immutata la  tenacia con la quale cerca di trasformare in cinema, accadimenti a loro volta già rielaborati in letteratura.  A differenza dei precedenti tentativi questa volta trova  la storia giusta che valorizza in pieno con il suo stile, presa dalle cronache risalenti alla seconda metà degli anni ottanta. Mark Schultz campione olimpico di lotta libera insieme al fratello maggiore Dave  che si dedica solo più alla preparazione atletica, viene contattato dal ricco John Du Pont, che vuole costruire le basi per una forte squadra nazionale in grado di competere alle prossime olimpiadi. La trasposizione dei fatti tragici che ne seguirono viene condensata da Miller  per adeguarla al tempo cinematografico,   Mark Schultz dapprima più critico verso lo script, successivamente ne avallò i contenuti di fondo mirati a  produrre un meticoloso e attento profilo psicologico e comportamentale dei protagonisti, dal quale anche se ne scaturisce qualche elemento di spettacolarizzazione, il risultato rimane  aderente al senso degli atti reali. Mentre Dave è una persona tranquilla e matura, Mark è psicologicamente instabile e fragilissimo, alla ricerca attraverso la dedizione verso lo sport e i consueti valori fondati su tenacia e lavoro, di una sicurezza interiore che non ha trovato sotto la fraterna guida di Dave. John Dupont che si presenta come una persona generosa in realtà manifesta una personalità disturbata e ambigua, represso dalla figura della vecchia madre e dal peso del potere che ha ereditato dalla storia della sua famiglia. Tra i personaggi s'instaura un legame a doppio filo emotivo nel quel convive sia un rapporto di perversione, di dipendenza e di interesse reciproco. La lotta con le sue regole così rigorose da sembrare innaturali, mette a confronto uomini che regrediscono a livello infantile a dispetto dei muscoli e della forza che esprime. Metaforicamente il film potrebbe rappresentare il tentativo fallito dell'uomo medio americano di riabilitare il suo paese, di consegnargli un nuovo senso etico e morale basato su valori consolidati che però non hanno più direzione, scopo, obiettivi, ma il racconto strumentalizza quelle discutibili virtù come un rifugio estremo per proteggere Mark e John dall’essere costretti a guardarsi dentro. Come una convenzione sociale, alienante e ossessiva, infonde una falsa sicurezza incapace di fare crescere gli individui che per fuggire da una realtà che si rivela inesorabile, si negano a loro stessi, nascondono il vuoto esistenziale e come un gioco tra bambini lo ripeterebbero fino allo sfinimento. Il registro usato da Miller resta fedele  ad un linguaggio scarno e realista, e il film ne trae solo benefici poiché lo spettatore resta ancorato a una posizione di imparzialità e di distacco verso i personaggi senza troppo coinvolgimento ma sviluppando una lucida attenzione sulla vicenda, in sè affatto complessa ma densa di significati e di meccanismi che interessano sia la comunicazione di massa che la messa in relazione tra persone tanto diverse tra loro. Emerge una solidità e una concretezza dei temi che scaturiscono da questo racconto  di cronaca, che rafforza uno stile linguistico  che può ancora basarsi sulla drammaturgia senza attingere a divagazioni espressive e tecnologiche proprie del cinema più contemporaneo. Si ha quasi l'impressione di trovarsi di fronte ad un film fuori corso della new Hollywood e il percorso di riconoscimento e di redenzione proprio di quell’epoca cinematografica esploderà con tutto il suo carico tragico.  Una nota di merito va anche ai tre attori e alla loro superlativa immedesimazione. Se per una volta in più l'appellativo di "storia americana” non sembra completamente inappropriato è invece la sua caratteristica di storia vera a disorientare e a infondere un profondo senso di disagio.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati