Regia di Bennett Miller vedi scheda film
Siamo di fronte ad uno specchio che però restituisce un'immagine capovolta oltre che annebbiata. Foxcatcher non e' il sogno americano mancato per tre uomini diversi ma uniti da un filo comune, è soprattutto l'adattamento di una storia vera che parla della inadeguatezza di vivere la realtà. Nonostante l'esigua produzione del regista Bennett Miller al suo terzo film in dieci anni, rimane immutata la tenacia con la quale cerca di trasformare in cinema, accadimenti a loro volta già rielaborati in letteratura. A differenza dei precedenti tentativi questa volta trova la storia giusta che valorizza in pieno con il suo stile, presa dalle cronache risalenti alla seconda metà degli anni ottanta. Mark Schultz campione olimpico di lotta libera insieme al fratello maggiore Dave che si dedica solo più alla preparazione atletica, viene contattato dal ricco John Du Pont, che vuole costruire le basi per una forte squadra nazionale in grado di competere alle prossime olimpiadi. La trasposizione dei fatti tragici che ne seguirono viene condensata da Miller per adeguarla al tempo cinematografico, Mark Schultz dapprima più critico verso lo script, successivamente ne avallò i contenuti di fondo mirati a produrre un meticoloso e attento profilo psicologico e comportamentale dei protagonisti, dal quale anche se ne scaturisce qualche elemento di spettacolarizzazione, il risultato rimane aderente al senso degli atti reali. Mentre Dave è una persona tranquilla e matura, Mark è psicologicamente instabile e fragilissimo, alla ricerca attraverso la dedizione verso lo sport e i consueti valori fondati su tenacia e lavoro, di una sicurezza interiore che non ha trovato sotto la fraterna guida di Dave. John Dupont che si presenta come una persona generosa in realtà manifesta una personalità disturbata e ambigua, represso dalla figura della vecchia madre e dal peso del potere che ha ereditato dalla storia della sua famiglia. Tra i personaggi s'instaura un legame a doppio filo emotivo nel quel convive sia un rapporto di perversione, di dipendenza e di interesse reciproco. La lotta con le sue regole così rigorose da sembrare innaturali, mette a confronto uomini che regrediscono a livello infantile a dispetto dei muscoli e della forza che esprime. Metaforicamente il film potrebbe rappresentare il tentativo fallito dell'uomo medio americano di riabilitare il suo paese, di consegnargli un nuovo senso etico e morale basato su valori consolidati che però non hanno più direzione, scopo, obiettivi, ma il racconto strumentalizza quelle discutibili virtù come un rifugio estremo per proteggere Mark e John dall’essere costretti a guardarsi dentro. Come una convenzione sociale, alienante e ossessiva, infonde una falsa sicurezza incapace di fare crescere gli individui che per fuggire da una realtà che si rivela inesorabile, si negano a loro stessi, nascondono il vuoto esistenziale e come un gioco tra bambini lo ripeterebbero fino allo sfinimento. Il registro usato da Miller resta fedele ad un linguaggio scarno e realista, e il film ne trae solo benefici poiché lo spettatore resta ancorato a una posizione di imparzialità e di distacco verso i personaggi senza troppo coinvolgimento ma sviluppando una lucida attenzione sulla vicenda, in sè affatto complessa ma densa di significati e di meccanismi che interessano sia la comunicazione di massa che la messa in relazione tra persone tanto diverse tra loro. Emerge una solidità e una concretezza dei temi che scaturiscono da questo racconto di cronaca, che rafforza uno stile linguistico che può ancora basarsi sulla drammaturgia senza attingere a divagazioni espressive e tecnologiche proprie del cinema più contemporaneo. Si ha quasi l'impressione di trovarsi di fronte ad un film fuori corso della new Hollywood e il percorso di riconoscimento e di redenzione proprio di quell’epoca cinematografica esploderà con tutto il suo carico tragico. Una nota di merito va anche ai tre attori e alla loro superlativa immedesimazione. Se per una volta in più l'appellativo di "storia americana” non sembra completamente inappropriato è invece la sua caratteristica di storia vera a disorientare e a infondere un profondo senso di disagio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta