Regia di Bennett Miller vedi scheda film
Terzo film per Bennet Miller, terzo biopic. Il regista americano sembra a suo agio nel raccontare storie americane realmente accadute, per questo terzo lavoro vince la palma d'oro a Cannes come miglior regia nel 2014.
Terza storia torbida, tratta da un fatto di cronaca realmente accaduto riguardante i fratelli Mark e Dave Schults (rispettivamente i bravi Channing Tatum e Mark Ruffalo), campioni di lotta libera e medaglie d'oro alle Olimpiadi del 1984.
Mark, il fratello più fragile, a tre anni dal titolo olimpionico, cerca di sbarcare il lunario andando per scuole e palestre a raccontare la sua esperienza sportiva. Si allena e vive all'ombra di Dave, che dei due è sicuramente il più realizzato: sposato con due bambini, è molto apprezzato e ricercato nell'ambiente come valido allenatore.
Joe Du Pont (Steve Carell) è un miliardario statunitense, fanatico patriota, che dopo aver cercato di essere il miglior ornitologo, il miglior filantropo, il miglior filatelico, sta ora cercando di diventare il miglior coatch di lotta libera. All'interno della sua immensa tenuta, fonda la Farm Foxcatcher, una palestra per la preparazione di una squadra di lotta libera per i campionati più prestigiosi e per le Olimpiadi.
Du Pont vuole entrambi i fratelli Schults, ma solo Mark accetta di buon grado, allettato dall'ottima paga e dagli alti ideali patriotici del miliardario.
“Ma cosa ci guadagna Du Pont in tutto questo?” chiede Dave a Mark, quando quest'ultimo gli elenca tutte le proposte allettanti propostogli. “Lui lo fa per l'America, per ridare il giusto valore alle cose!” risponderà estasiato Mark.
Il film dura 120 minuti, tutti preziosi nel raccontare i sottili rapporti tra i vari personaggi.
Mark e Dave si vogliono molto bene. Dave ha nei confronti del fratello minore un atteggiamento paterno e protettivo, poco competitivo. Mark dal canto suo subisce il continuo confronto con Dave, decisamente più preparato e concentrato. Per Mark andare senza Dave nella tenuta Du Pont è allo stesso tempo una delusione ma anche una liberazione da parte di una figura così ingombrante come quella del fratello.
Joe Du Pont approfitta della fragilità intellettuale di Mark. Plagia il ragazzo con le sue chiacchiere, con la sua ricchezza. Du Pont stesso combatte da una vita la madre, donna dura con cui il figlio ha da sempre un rapporto conflittuale e problematico.
Tutti questi rapporti complicati vengono narrati e sottolineati da una regia meticolosa e attenta. Nulla viene tralasciato. La tecnica recitativa è di quelle ad altissimo livello, soprattutto per Steve Carell che pare quasi un rapace nel fisico e negli atteggiamenti, con gli occhi inespressivi e pungenti tipici di certi volatili cacciatori.
Per tutta la durata del film l'attenzione non cala mai, grazie all'alternarsi delle vicende competitive con le bellissime scene di lotta libera, a quelle che narrano la nascita di un rapporto ambiguo tra Mark e Du Pont. Du pont vuole essere il dominatore principale, il mentore assoluto, una ossessione di onnipresenza lo pervade. Vuole primeggiare ed essere amato e venerato da tutti.
L'anello mancante al disegno malato di Du Pont è Dave. Dave è -e pagherà molto per questo- suo malgrado l'elemento disturbante in tutta la storia. La sua vita normale e sana scatena in Mark una velenosa gelosia, in Du Pont pura follia.
Quella di Miller è una lucida critica sociale all'imperialismo economico americano, che utilizza ideali stereotipati e polverosi per armarsi fino ai denti, giustificando con le proprie conquiste economiche qualsiasi scelta strampalata e senza senso. Du Pont compra tutto ciò che vuole, ciò che gli serve per diventare il mentore che tanto ambisce di essere. Non si rende conto però che le cose che compra, come tutte la merce in vendita, ha una scadenza.
Bellissima la scelta di annullare il sonoro in alcune scene, concentrando sulle immagini tutta l'attenzione, quasi come ad immergersi completamente nel profondo della scena, per poi risalirne al cambio sequenza e tirare un sospiro.
Bravissimi tutti gli attori, in primis Steve Carell che mi ha letteralmente rapita per la sua interpretazione “animalesca” di Du Pont. Un plauso a Vanessa Redgrave, superba nella parte della madre di Du Pont, poche battute ma impensabili su un altro volto e un'altra figura.
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