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Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

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La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Bennett Miller che in precedenza aveva già dato vita a un’altra narrazione sportiva con L’arte di vincere – moneyball (Moneyball; 2011), dedicato alla scienza applicata al mondo del baseball, a distanza di tre anni firma un’altra storia vera, ma in tal caso tragica. La vicenda di una coppia di lottatori da medaglia d’oro Olimpica, incredibilmente irretiti da un multimilionario impersonato da uno Steve Carrell capace di confezionare una prova degna del premio Oscar, per il quale fu candidato quale miglior attore protagonista.

 

Una vicenda che prende il via dalla biografia di Mark Schultz rimodellata parlando ancora una volta di sport, perché dallo sport prende il via, ma che con lo sport ha a che vedere solamente in parte. E che per questo è molto più simile a un’altra pellicola firmata sempre da Miller: Truman Capote – A Sangue Freddo (Capote; 2005), dedicata alla genesi del primo romanzo giornalistico firmato dall’autore Truman Capote, perché con questi ha più a che spartire. La vicenda è sostanzialmente vista attraverso i due estremi che sanno attrarsi: da un lato il multimilionario John DuPont, abituato al lusso e a soddisfare le proprie ‘voglie’ pagando, che ha desiderato creare una propria squadra di lotta: La Foxcatcher del titolo, che nella traduzione (l’afferra volpe - nda) denuncia in maniera nemmeno troppo velata l’intento di un uomo che si può acquistare tutto ma non, ad esempio, il rispetto altrui, a iniziare da quello di sua madre, interpretata da Vanessa Redgrave, che lo reputa un perfetto incapace. Dall’altro lato il protetto di John, impersonato da Channing Tatum, trattenuto nel modo di porsi, perché dotato di un carattere fragile causa le vicende della propria vita passata e perché prono ai desideri del mentore. Ma anche, e al tempo stesso, fisicamente debordante come spesso l’attore di Magic Mike (id.; 2012) ci ha abituato. Al quale si aggiunge un terzo ma decisivo interprete, ovvero il fratello Dave, interpretato da Mark Ruffalo, anch’egli candidato al premio Oscar 2015 come miglior non protagonista. Anch’egli lottatore dotato di un grande talento, ma anche di una stabilità personale e famigliare, completamente assente nel fratello, esattamente come la capacità di notare quanto la corte di DuPont, debba essere vista con una grande dose di sospetto.

 

Ed è proprio nel contrasto fra questi tre caratteri fra loro differenti: i primi simili perché insicuri e al tempo stesso complementari, mentre il terzo estraneo al rapporto che lega Mark a John, che si costruisce una pellicola che come le precedenti di Bennett Miller, è rimasta eccessivamente snobbata dal pubblico, pur trattando di una vicenda vera e perfettamente ricostruita grazie a un cast di primo livello nel quale spicca un Carrell che avrebbe probabilmente meritato un riconoscimento migliore la notte degli Oscar.

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