Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Ultimo film del maestro Luis Bunuel, realizzato in terra di Francia, "Cet obscur objet du desir" è una conclusione degna per una carriera che comprende 32 film e rimane fra le più significative della storia del cinema. Un film surrealista, onirico, "doppio", che si presta a svariate interpretazioni e materializza i fantasmi di un inconscio maschile proteso verso un "eterno femminino" instabile, capriccioso, erotico ma poco conciliante con l'uomo.
La trama in questo caso si riduce a poco e niente: un ricco borghese francese, Mathieu, durante un viaggio in treno racconta a un gruppetto di compagni di scompartimento il suo rapporto contrastato con l'affascinante Conchita, una ragazza spagnola che accetta il suo corteggiamento ma, in definitiva, poi tende a rifiutarlo o a tradirlo con altri, in una spirale senza fine.
Tratto da un romanzo dello scrittore francese Pierre Louys, "La donna e il burattino", che ha dato origine a numerosi adattamenti cinematografici, anche se ho il sospetto che Bunuel sia stato poco fedele in questo caso e ne abbia preso solo quello che gli interessava, il film è girato con un linguaggio almeno in apparenza da cinema classico, ma in realtà pieno di trasgressioni stilistiche, di cui la più clamorosa è quella di fare interpretare il ruolo di Conchita a due attrici diverse, che si alternano senza una logica apparente.
Bunuel ignora dunque una vera e propria progressione drammaturgica, chiudendo la storia in un'eterna ripetizione di incontri, atti mancati, separazioni e nuovi incontri, rinnovando la sua polemica antiborghese e mostrando la vacuità dell'illusione di poter comprare i sentimenti col denaro. A mio parere si tratta certamente di un ottimo film, forse appena un gradino al di sotto dei suoi massimi capolavori come "Il fascino discreto della borghesia" o "Viridiana", ma per il resto una pellicola diretta con grande vitalità, piena di stoccate e di invenzioni visive e narrative che vanno a segno, una dissezione pessimista ma adulta dell'eterna lotta dei sessi, aumentata in questo caso dal conflitto di classe.
Fernando Rey a questo punto era ormai indissociabile dall'universo di Bunuel e in un certo senso fa una variazione sui personaggi di "Viridiana" e "Tristana", anche se stavolta viene doppiato nell'edizione originale francese da Michel Piccoli e in termini di recitazione forse non raggiunge le altre due gloriose interpretazioni citate; Angela Molina e Carole Bouquet erano entrambe giovanissime, sensuali e bellissime e incarnano con bravura il personaggio anarchico di Conchita, due facce della stessa medaglia dall'aspetto fisico diverso, perfette nel rendere l'indomabilita' e la ribellione dell'oggetto del desiderio, anche loro doppiate in francese dalla brava Florence Giorgetti. Tra i caratteristi alcuni attori ricorrenti nel cinema di Bunuel come Julien Bertheau o la nostra Milena Vukotic, che però stavolta ricopre un ruolo decisamente secondario.
Da consigliare senza riserve, "Quell'oscuro oggetto del desiderio" è un piccolo trattato sulla frustrazione del desiderio che non risulta mai saccente, e in certe scene fa anche ridere amaro.
Voto 9/10
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