Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Siviglia. Un uomo scende da una macchina con chauffeur e in un’agenzia chiede un biglietto di prima classe per andare a Parigi via Madrid in treno. Poco dopo rientra a casa, il maggiordomo lo informa che lei è andata via da cinque minuti: la stanza è in disordine, c’è un cuscino macchiato di sangue (di naso), un paio di scarpe e di mutandine. “Brucia tutto che partiamo…”, ordina Mathieu Faber - distinto uomo dell’alta borghesia – vedovo apprenderemo. Un banchiere viene fatto saltare in aria. Mathieu sbotta: “Ah che noia…anche qui…un altro attentato”. L’inizio è una conseguenza di una scena che vedremo più avanti. Sul treno prende posto con un magistrato, un professore di psicologia e una signora con figlia. Faber, mentre attende la partenza, fuma una sigaretta e intravede la figura di una ragazza che sta per prendere il treno (è lei), da un facchino si fa dare un secchio d’acqua che riversa sulla donna che ugualmente riesce a salire a sua insaputa. L’uomo interrogato del gesto dai suoi compagni di cabina comincia a raccontare…Innamoratosi in Francia di una cameriera spagnola di nome Conchita di umili origini che vive con la madre è disposto a tutto per averla. La riempie di attenzioni e di soldi pur di possederla e portarsela a letto, soprattutto dopo che lei le ha confidato la sua illibatezza. Conchita, però, non si concede facilmente mettendo a dura prova la pazienza dell’attempato Mathieu. Conchita ha due personalità (e dunque due distinte interpreti): una caliente da ballerina di flamenco, passionale; l’altra più raffinata, scostante e un po’ fredda. “Entrambe” determinate. Litigi, riappacificamenti, abbandoni e provocazioni si susseguiranno fino alla fine.
Mathieu è un uomo facoltoso con ampia disponibilità di soldi, case e servitù. Ha la solidarietà e l’ascolto dei suoi simili (l’amico banchiere, le persone dello scompartimento). Egli rappresenta l’alta borghesia intesa non solo come status ma come modo di pensare, agire e giudicare gli altri. Pensa di poter comprare l’amore di una ragazza del popolo (non del suo rango) e di conseguenza la sua verginità con i beni materiali. Lei lo provoca, lo umilia, gli sbatte in faccia la sua indipendenza. “La chitarra è mia e la suono per chi mi pare”. Tra tira e molla l’amore trionferà ma don Luis Bunuel riserverà a entrambi un finale beffardo.
Grande, incommensurabile Luis Bunuel con QUELL’OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO, ultima opera del maestro spagnolo. Può essere letta in chiave politica: la borghesia non fagociterà il proletariato (lettura troppo riduttiva). L’uomo non potrà mai comprare la libertà della donna (meglio). Il desiderio, il sesso, il possesso come chiavi d’interpretazione della coppia e si potrebbe proseguire. Ciò che più colpisce a distanza di trentacinque anni sono i vari simbolismi di cui è disseminato. Non solo, la satira sferzante e beffarda (un aggettivo bunueliano a tutti gli effetti) dei gruppi terroristici che sullo sfondo della vicenda compiono attentati, estorsioni e sabotaggi sfiorando e disinteressando i protagonisti per poi…Nella scena conclusiva da un altoparlante apprendiamo che varie sigle del terrorismo di estrema sinistra si sono alleate con i Gruppi Rivoluzionari del Bambin Gesù e pure quelli di destra sono pronti a scatenare confusione totale e attentati senza logica. Grandi attori tra cui il trio principale: Fernando Rey, Carole Bouquet e Angela Molina. Film seminale per Almodovar e De La Iglesia.
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