Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Prima di tutto una curiosità: quando avevo 12 anni lessi un'intervista a Gianluigi Bonelli (il papà di Tex Willer) che annoverava Quel treno per Yuma, tra i 5 western che "avrebbe portato sull'arca di Noè".
Per quanto riguarda il film, ritengo che la lezione di Mezzogiorno di fuoco non ha lasciato indifferente Delmer Daves che si era già affermato come vero professionista del genere western con un'impronta molto personale, più tendente ad un approccio etico/progressista (L'amante indiana) ed al melodramma (Vento di terre lontane). Con Quel treno per Yuma lo spettatore vive la tragedia di un uomo qualunque, il contadino Dan Evans che forzato dalle avversità climatiche, si cimenterà in una missione suicida, nella dovrà far emergere tutta la sua forza morale per tener duro sino all'epilogo della vicenda. L'incontro/scontro tra le due psicologie dei protagonisti: il contadino avvilito ed il bandito sornione sono molto interessanti, a cedere un po' nella messinscena è la tensione che nel prototipo di Fred Zinnemann era un elemento magistralmente infuso nella vicenda. Alcune scene, come la cena a casa di Dan in cui la moglie rimane affascinata dai modi melliflui del bandito, sono di maniera, così come la sequenza del percorso tra l'albergo e la stazione è (comprensibilmente) invecchiata. Resta tuttavia una bellissima parabola sulla forza persuasiva che il bene ha sul male, arrivando ad una conclusione, quanto mai sperata e che evita spettacolarità (alla fine non si ha nemmeno una sparatoria come ci si aspetterebbe nel tipico climax del genere).
Così come Zinnemann, anche Daves non si sottrae all'uso del dolly, riprendendo uno scenario sempre più desolato e solitario.
Ottime le prove dei due protagonisti, con Van Heflin che sembra una vera e propria evoluzione del Johnny Starrett ne Il cavaliere della valle solitaria, di cui sembra persino conservare gli abiti, e Glenn Ford in un ruolo anomalo, ma indubbiamente affascinante.
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A sembrare invecchiato per me è soprattutto il finale. Ma prima di quel punto il film è ancora in perfetta salute. Direi che la mia parte preferita sta, tuttavia, nella schermaglia amorosa tra la barista e il bandito ovvero nella parte più atipica per il genere della pellicola. Un saluto. Roberto
Assolutamente d'accordo con te Roberto sulla sequenza con la barista, che, anzi, è proprio funzionale allo sviluppo della vicenda e sembra quasi alineare dal contesto i due protagonisti.
ciao,
Daniele
Insomma, miei giovani amici, riuscite a trovarne di difettini... non sarà per caso che preferiate il remake del 2007? Per me questo è uno dei migliori western di tutti i tempi. E circa Van Heflin... ho apprezzato che sia stata messa in evidenza l'assonanza del suo personaggio con quella di Starrett nel film che io metto in cima a tutti.
F.
Non credo proprio guarderò il remake! Leggendone la trama posso dire che non mi convincono molto le modifiche apportate nel 2007. Meglio rivedere l'originale se capita. Ciao Franco
ciao Cherubino, credo che entrambi riconosciamo un grandissimo valore a questa pellicola...e siamo concordi che il remake del 2007 lo lasciamo ad un pubblico che forse non ha mai conosciuto l'originale!
ciao
Daniele
Tra l'altro Franco @cherubino la mia rece sul film l'hai letta perciò sai bene che sono molti gli elementi da ammirare che ho sottolineato in questo film. Ciao Roberto
Certo! Parlavo solo di "difettini" (che non mi sento di condividere). Riguardo poi a "invecchiamenti" io non sono mai d'accordo: secondo me un film degli anni cinquanta "deve" lasciar capire che è degli anni cinquanta....
È vero quello che dici e proprio perché un film è degli anni cinquanta al giorno d'oggi può non essere più in linea col pensiero corrente. Poi che sia un difetto o un pregio questo è difficile da stabilire.
;-)
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