Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Da sempre uno degli western classici più amati dagli appassionati del genere,ma anche di cinema in generale,"3:10 to Yuma" ha conosciuto un remake pochi anni or sono,con due star del calibro di Russell Crowe e Christian Bale ad interpretare i personaggi portati qua sullo schermo da Glenn Ford e Van Heflin,con finale cambiato,non di poco,nella nuova versione.Il fuorilegge Ben Wade a confronto con l'onestissimo e coraggioso Dan Evans,che per sfamare la propria famiglia si accolla il rischio di portare il bandito,catturato da poco,in carcere a Yuma,ma c'è un treno che deve essere aspettato,e chiaramente i complici di Wade non lasceranno alcuna mossa intentata.Apparentato a ragione con "Mezzogiorno di fuoco",ha in comune con il capolavoro di Zinnemann un'indicazione di tempo e spazio ristretti,l'eroe che si prende una responsabilità per il bene della comunità,aiutato poco o niente dagli altri componenti della medesima,gli umani dubbi che attraversano il personaggio positivo,e la paura sconfitta con il senso del dovere,e una canzone di Frankie Laine.Delmer Daves sfrutta bene gli interni,senza dimenticare di imprimere la necessaria ariosità alle scene in spazio aperto,con i cieli sovrastanti i destini dei personaggi:consapevolmente,la regia dona a Glenn Ford l'occasione,colta,di rendere affascinante un villain,che tuttavia mostra fibra da uomo vero,arrivando a sviluppare simpatia per il proprio obbligato carceriere,e fare una mossa impensabile nel finale,e a Van Heflin di dare lo spessore adatto al proprio povero cristo chiamato a un'azione proditoria.La pellicola scorre con incalzante vigore,dando modo di aumentare la tensione protendendosi verso la chiusa,liberatoria e edificante.Western quasi minimale,anche per l'ambientazione della lunga parte centrale in una stanza d'albergo,ma realizzato con passo e sguardo epici.
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Secondo me Gary Cooper è un ex tutore dell'ordine che rimane ad affrontare i banditi probabilmente solo per orgoglio o semplicemente per evitarsi un inseguimento, è appena finito il suo mandato e nessuno glielo ha chiesto di affrontare Frank Miller; anche la canzone iniziale parla di orgoglio, visto che ormai non è più un suo dovere: "For I must face a man who hates me, or lie a coward in my grave" (non la canta però Frankie Laine, ma Tex Ritter. Laine la riprese, con le parole un pò variate, e forse la cantò meglio di Ritter, per il pubblico). Secondo me il senso del dovere non c'entra niente con lo sceriffo di "Mezzogiorno di fuoco". Anche qui le motivazioni di Heflin non sono nobili: ha bisogno di soldi. Poi, però, lo diventano dopo che ha "sentito Alex gridare", urlo che non gli permette di tornare indietro per rispetto all'amico sfortunato e coraggioso (grande film!). Un saluto.
No,ferma tutto.Will Kane non lo fa per orgoglio,ma per coscienza.E' quello su cui si regge il film.Le "motivazioni" sono quelle che rendono maggiormente credibili e umanizzano i due personaggi,in "Mezzogiorno di fuoco" e qui:lo scatto di sceneggiatura e storia è appunto il ritrovare quel qualcosa che rende un uomo comune un eroe,rispetto agli altri.L'orgoglio non fa rischiare la vita,il senso di responsabilità sì.Un salutone.
No,ferma tutto.Will Kane non lo fa per orgoglio,ma per coscienza.E' quello su cui si regge il film.Le "motivazioni" sono quelle che rendono maggiormente credibili e umanizzano i due personaggi,in "Mezzogiorno di fuoco" e qui:lo scatto di sceneggiatura e storia è appunto il ritrovare quel qualcosa che rende un uomo comune un eroe,rispetto agli altri.L'orgoglio non fa rischiare la vita,il senso di responsabilità sì.Un salutone.
No,ferma tutto.Will Kane non lo fa per orgoglio,ma per coscienza.E' quello su cui si regge il film.Le "motivazioni" sono quelle che rendono maggiormente credibili e umanizzano i due personaggi,in "Mezzogiorno di fuoco" e qui:lo scatto di sceneggiatura e storia è appunto il ritrovare quel qualcosa che rende un uomo comune un eroe,rispetto agli altri.L'orgoglio non fa rischiare la vita,il senso di responsabilità sì.Un salutone.
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