Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Ottimo western psicologico, classico nello stile, ma già moderno nei contenuti. Conciso nella durata, per niente retorico - salvo che nella canzone, peraltro bella, che porta il titolo originale del film ("3:10 to Yuma") - alieno dall'accodarsi alla logica della contrapposizione manichea tra bene e male, Daves, già maturato attraverso esperienze passate alla storia, come "L'amante indiana" (1950) e "Rullo di tamburi" (1954), ha capacità tecniche e narrative di prim'ordine. Se su quest'ultimo piano sa creare un racconto teso con il minimo indispensabile di elementi a disposizione, dal punto di vista della pura tecnica cinematografica, utilizza con padronanza tutti gli espedienti finalizzati allo sviluppo drammatico: riprese dal basso e gru si alternano ai primi piani dei due protagonisti. Altrettanto importante è lo sfalsamento dei piani geometrici sui quali si trovano spesso i vari personaggi: e non sempre chi sta più in alto si trova in situazione di vantaggio, come dimostra il personaggio di Dan Evans, molto più a proprio agio quando può piantare i piedi sul polveroso suolo dell'Arizona. Ottimi tutti gli attori, in particolare i due protagonisti: l'aspirante uomo tranquillo Van Heflin e un Glenn Ford che sprizza dagli occhi una calma luciferina. (16 novembre 2007)
Un pacifico allevatore è ingaggiato da un ricco portavalori perché conduca un pericoloso fuorilegge, macchiatosi di una rapina e di un duplice omicidio, al treno che lo porterà al penitenziario di Yuma.
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