Regia di Marc Silver vedi scheda film
Dayani Cristal è il nome tatuato sul petto di un corpo senza vita, ritrovato in avanzato stato di decomposizione nel brandello di deserto dell’Arizona che confina col Messico, il “corridoio della morte”. Il corpo di un uomo senza nome, partito dall’Honduras e sottoposto alle prove estenuanti di un viaggio della speranza che lo dovrebbe portare agli Usa, a un lavoro, ai soldi per pagare le cure al figlio affetto da leucemia. Sul confine tra Messico e States opera una squadra di guardie di frontiera incaricate di reperire, archiviare e analizzare meticolosamente i resti degli uomini che nel deserto hanno trovato la morte: un lavoro certosino e sconfortante, che tenta di restituire i defunti alla propria famiglia e a una degna sepoltura. Marc Silver ne racconta il lavoro di quotidiano e sedentario eroismo, mentre in parallelo Gael García Bernal (coproduttore e coautore a tutti gli effetti, seppure non accreditato) ricostruisce il viaggio del titolare del tatuaggio, ripercorrendone i passi e attraversando Guatemala e Messico a piedi o aggrappato a treni merci. Dietro l’operazione, che affronta con giusta urgenza il dramma delle migliaia di immigrati clandestini ed è legata a un progetto di solidarietà (sul sito www.whoisdayanicristal.com), c’è il nome di Mark Monroe, penna di parecchi doc blasonati (The Cove, Sound City) e abile costruttore di prodotti fra informazione e intrattenimento: l’intento è nobile, il risultato talvolta cerca la lacrima facile.
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