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Nobody's Daughter Haewon

Regia di Hong Sang-soo vedi scheda film

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La recensione su Nobody's Daughter Haewon

di alan smithee
6 stelle

Hong Sang-soo è un pò l'Eric Rohmer coreano: regista dei sentimenti più intimi, delle passioni segrete e taciute, ma pure dei capricci caratteriali che spesso caratterizzano le belle e giovani protagoniste dei suoi film, peraltro contessissimi dai principali festival internazionali che se lo strappano letteralmente di mano ad ogni puntuale tappa della sua nutrita filmografia. Haewon è una bellissima studentessa che, pur corteggiata da molti, in realtà si sente sola e ha bisogno di trovare una figura maschile che le faccia da amante, ma anche da genitore, poiché la madre è partita per il Canada e l'ha lasciata sola, insicura e disarmata a macerarsi l'animo con le proprie incertezze e le titubanze tipiche di un'età che ti chiede prove ed esperienze per poter maturare e rafforzarti anche interiormente. Anche la storia d'amore segreta col suo professore (che tanto segreta ormai non è più visto che i due vengono sgamati ormai ovunque e la ragazza diviene il centro nevralgico per coltivare pettegolezzi e indiscrezioni piccanti e maliziose) sta andando agli sgoccioli e l'ultima occasione in cui i due si rivedono, ad una gita presso un'altura contornata da una fortezza con muraglia, i due non fanno altro che litigare e arricchire il già assai colmo fardello di incomprensioni che entrambi stanno portando faticosamente appresso, pesante come un macigno. Basta invece un incontro casuale con l'attrice Jane Birkin (in un simpatico e tenero cameo in cui si parlerà soprattutto della bravura della figlia Charlotte Gainsbourg, l'idolo di Haewon) per smascherare la malinconia che regna sovrana nell'animo della ragazza e rivelare come una figura femminile più matura sia ancora necessaria alla giovane fragile protagonista; basta un altrettanto fortuito incontro con un maturo e scaltro professore coreano, da tempo stabile negli States ed in procinto di tornarvi, per far scattare la scintilla di una passione quasi infantile e ingenua, figlia anch'essa di un senso di solitudine ed inadeguatezza che rendono la bella studentessa fragile ed insicura. Basta questo improbabile incontro per farle costruire un castello di carte che prevede il matrimonio e il trasferimento della giovane negli States.
La commedia dei sogni evanescenti procede lieve e quasi inconsistente nel gradevole stile quasi sospeso dal tempo caratteristico del bravo regista coreano, che ci fa scorrere come a teatro tutta la sua corte di protagonisti e comparse, ognuno col proprio carattere e le proprie argomentazioni da palesare: figure che appaiono e scompaiono per poi riapparire, ogni volta armati dei loro discorsi teorici e quasi assurdi, che riflettono la tendenziale tristezza di fondo dell'essere umano, incapace di realizzarsi pienamente ora più che mai: ora che l'uomo ha più possibilità ed indipendenza economica di un tempo (crisi a parte), ora che ha più tempo per riflettere su come e quando realizzarsi rispetto a solo un cinquantennio prima, ecco che tutti questi crucci giungono nella sua mente per annientarlo come e più dei problemi veri e concreti, quelli legati al sostentamento materiale che ora sono ricordi vaghi e lontani di una civiltà passata e di un secolo che non ci appartiene più.

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