Regia di Jehane Noujaim vedi scheda film
Divide et impera.
Lo sapevano i Romani elo hanno capito tutti quelli che vogliono guadagnare o conservare il potere. La divisione, la frammentazione, permettono di prendere il controllo più facilmente. E se ci si aggiunge l'altro pilastro che è il monopolio (o censura, o filtro) dell'informazione, mantenere il potere è ancora più facile.
Nessun documentario è neutro, perché logicamente anche i documentari sono fatti da persone con le proprie opinioni: ed è quindi indispensabile, come dice uno dei protagonisti, usare sempre la propria testa e continuare ad essere indipendenti pur sentendosi parte di un gruppo, da qualsiasi lato sia (e Magdy, la persona che pronuncia queste parole, è forse il personaggio chiave di questa storia, perché cerca genuinamente di sentirsi solo egiziano e di fare il bene del suo popolo, che si tratti di cristiani, musulmani o altro).
Ma la tremenda potenza di The square rimangono le immagini, quelle che difficilmente sarebbero mai arrivate in giro per il mondo, quelle che se vuoi farti una tua televisione per farle vedere devi crearla a Cipro, altrimenti te la chiudono, e ci vogliono un sacco di soldi. Dove non riesce ad arrivare la parola arriva l'immagine, che pur non essendo mai neutra è qualcosa con cui non si può non fare i conti.
Scegliere di documentare è l'unico mezzo dei rivoluzionari per evitare che gli egiziani si fiondino su un nome, un leader, e per fare in modo che si formi una coscienza; sarebbe difficile raccontare altrimenti la svolgimento degli eventi, ossia senza mostrare con il maggior numero di mezzi possibile quel che passa attraverso la caduta di Mubarak prima, la posizione dominante delle forze armate in seguito, e poi Morsi e poi le elezioni dominate (inquinate?) dai Fratelli Musulmani.
Necessario, insomma, come tutto ciò che parla di cose di cui non si parla o si parla poco.
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