Regia di Marino Girolami vedi scheda film
Una ragazza ama, ricambiata, un autista. Lei però è di stirpe aristocratica e la zia si oppone al fidanzamento. Fino a quando lui svela il suo segreto…
Un cantante popolare (Aurelio Fierro), una trama rosa sbiadito, un paio di attori giovani e piacenti (Yvonne Monlaur, Ennio Girolami – figlio del regista, spesso impegnato in parti di questo tipo), un solido caratterista (Raffaele Pisu) a reggere il ruolo comico che conferisce respiro al copione, che per il resto consta di dialoghi banalotti, personaggi tagliati con l’accetta e sviluppi ben prevedibili: il gioco è fatto. Siamo in epoca pre-musicarello, ma abbiamo già ampiamente superato la deriva canzonettistica del melodramma: la trama viene infatti continuamente intervallata da scenette canore non del tutto in linea logica con la storia, ma che indubbiamente al pubblico risultano gradite e, non meno piacevole come effetto collaterale, allungano il brodo fino a raggiungere la fatidica soglia dell’ora e mezza di durata della pellicola, sufficiente per essere spedita direttamente in sala. Marino Girolami è un regista già piuttosto avvezzo a questo tipo di prodottini nel 1959 in cui Quel tesoro di papà esce; allo stesso modo la coppia di sceneggiatori formata da Castellano e Pipolo sa gestire serenamente la semplice situazione. Si aggiunga infine buon mestiere nella confezione (Nino Baragli montaggio, Giuseppe La Torre fotografia) e les jeux sont fait. 3/10.
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