Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Buono come thriller, memorabile per le riflessioni che fa e che ti fa fare. Eccellente Al Pacino, perfetto John Cazale, bravissimo Sydney Lumet. Insomma: guardatevelo.
ALLA SCOPERTA DEI CAPOLAVORI DEL CINEMA: I
"Attica! Attica"
(Sonny / Al Pacino)
Al Pacino a inizio carriera.
Sydney Lumet che della sua carriera era all'apice.
Entrambi reduci dal trionfale e immortale successo di Serpico, di due anni prima.
Stavolta si cimentano in un altro film poliziesco.
Ammetto la mia voragine cinematografica: non ho visto Serpico. Rimedierò. Ho colto al volo, però, l'occasione di prendere visione di Quel pomeriggio di un giorno da cani, trasmesso su Iris.
È sicuramente un buon film, senzadubbio.
Una banda entra in una banca per rapinarla. Quando sembra che il furto sia andato tutto liscio, però, i tre rapinatori trovano al di fuori della banca la polizia. Inizierà quindi un lungo braccio di ferro, con i tre ovviamente intenzionati a fuggire, e la polizia che naturalmente vuole assicurarli alla giustizia.
E fin qui, nulla di nuovo, anzi, piuttosto prevedibile, si potrebbe dire. E infatti, si dovrà ammettere che il film in quanto tale è buono, ma comunque non eccezionale: la storia è solida ma non nuova, il ritmo a volte cala.
Eccellenti, però, sia gli attori che la regia.
Al Pacino ha una gran classe a recitare e anche qui mantiene il livello molto alto, proiettandosi verso una carriera che ha pochi eguali.
John Cazale, l'altro bandito, è bravissimo. Delinea un personaggio ambiguo, forse pericoloso o forse no, dalla psicologia sicuramente "contorta" e comunque imprevedibile in ogni mossa.
Sydney Lumet rende benone l'atmosfera accaldata e tesa, con movimenti di macchina frequenti, improvvisi e "irrequieti".
Ma il vero valore aggiunto di Quel pomeriggio di un giorno da cani è la riflessione su tre tematiche, che sviluppa in modo assolutamente nuovo ed originale.
La prima tematica è il classico dubbio machiavellico, ovvero: il fine giustifica i mezzi?
[questo passaggio della recensione potrà essere compreso solo da chi ha visto il film]
La risposta a questa domanda è ovviamente soggettiva, e in linea generale sono propenso a dire di no, perchè la legge è la legge, e si rispetta. Questa tesi vale anche nel caso del film.
La seconda tematica è il rapporto tra rapinatori e ostaggi.
[ATTENZIONE: PICCOLO SPOILER]
Si può dire che dall'iniziale rapporto di sottomissione dei rapinati, poi tutto si riporterà quasi in parità, con i malviventi che non sembrano in grado di torcere un capello alle persone presenti in banca, anche se armati. Questo avviene perchè non hanno più il potere di spaventare; lasciano anzi senza problemi che gli ostaggi "rispondano" e si ribellino, e assecondano le loro esigenze (ad esempio, fanno portare cibi e bevande per loro).
[FINE SPOILER]
La terza tematica è la folla.
Un gruppo eterogeneo, imprevedibile, pericoloso, irrazionale di persone che possono rappresentare un problema per lo Stato e per l'ordine pubblico, come nel caso del film.
Ormai celebre è la scena in cui Al Pacino, rapinatore, esce dalla banca e urla "Attica! Attica!" riscontrando il consenso della folla che tifa per lui, per quello che è generalmente visto come il Male, invece che per la cara vecchia polizia, per lo Stato, il Bene.
Il riferimento di queste parole è ovviamente alla celebre rivolta nel carcere di Attica del 1971, in cui morirono 39 persone: 29 carcerati, 10 guardie.
Per questo Quel pomeriggio di un giorno da cani è un film nuovo nell'ormai cinematograficamente abusato panorama delle rapine in banca. In una trama lineare e forse prevedibile sono stati inseriti dei pregevolissimi sbocchi riflessivi che lo spettatore non si aspettava e che, quindi, lo rendono un film in questo senso memorabile.
"Non aver paura della perfezione. Non la raggiungerai mai."
(Salvador Dalí)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta