Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Quando lo "strumento" mass-media entra nel balordo di una rapina.La Tv ne conduce i giochi,esaltandone le nevrosi "contemporanee" partorite da una giungla del sud est asiatico.Lumet,Pacino e Cazale,regista e attori nel magnifico ritratto di un giorno qualunque,ispirato ad un vero fatto di cronaca.Quello di un pomeriggio assolato dove tre sbandati decidono d'improvvisarsi criminali.Uno di loro tagliera' la corda,Sonny e Salvo andranno in fondo, assaltando una banca e prendendone gli impiegati in ostaggio.Arriveranno polizia,F.B.I e tiratori scelti,ma sopratutto l'immancabile TV a fare dei due disgraziati "cibo" da tubo catodico.Uno psicodramma avvincente e mai scontato.Sorretto da una regia che prende di petto la vicenda,assumendone gli aspetti piu' controversi.Sonny e Salvo come menti traumatizzate da una societa' guerrafondaia che ha fallito.Anelli deboli d'una catena sociale e relegati al margine di essa.Carne da cannone in Vietnam,senza saperne il perchè sparare ad un muso giallo.Sulla via del ritorno new-yorkese oggetto di scherno e dimenticati dal resto.La rapina è viatico di vendetta o botta adrenalinica per fuggirsene lontano,magari al sole del maghreb,dimenticando la propria "patria".Il cinema sociale e politico anni 70 trova l'evoluzione naturale in un film toccante e nevrotico.La famiglia americana non è sfera protettiva,ma è humus disagiato,con mogli ciccione e amanti travestiti.Sonny eè padre di famiglia,disastrato interiormente ed esteriormente,diventa suo malgrado "personaggio" eroico,alla stregua di un Travis Bickle,simbolo cinematografico dell'alienato post-Vietnam.Dimenticati del mondo divengono "qualcuno" nei meandri del crimine da strada.Da grande uomo di cinema qual'è Lumet s'inventa una narrazione reale,sondante umori e nevrosi dell'America contemporanea.Una regia precisa,attenta e dal rigore "formale".Riprese dall'alto o primi piani,che subentrano in una quadratura del cerchio,a narrarne mancanza di etica e buon senso.Il pomeriggio di Sonny e Salvo è quello d'un intera nazione spiegato dalla regia entro canoni veritieri,ripiegandone il senso nella performance da Oscar di Pacino,e su quella sottrattiva di Cazale.Pacino gode di un ampia liberta' attoriale,dando vita ad un personaggio multiforme e nevrotico.Salvo è invece un timido,implosivo che si esprime in "sguardi" e silenzi.Un antitesi che funziona,identica pero' nel disagio e nell'angoscia esistenziale.La regia di Lumet esalta il modo meno "canonico" d'uscire allo scoperto,quello che fanno i "cani" Pacino e Cazale.La banca new-yorkese è il collante d'un ambiente oramai privo di punti di riferimento.Una catarsi sociale mimetizzata nel verde militare d'una giungla vietnamita.Un opera sublime nel toccare ogni corda,anche quelle piu' scomode,emozionali e sociali. Le nostre "corde" tifano per gli sfigati Sonny e Salvo.Automi in serie d'una nazione,regalatoci da Lumet in veste di due "criminali" per disperazione,esseri fragili e malinconici che ricercano solo se stessi.Ma ormai tutto è perso nel grigiore d'asfalto new-yorkese oppure si è eclissato tra i proiettili nella giungla.Quello che rimane è una new-york post Vietnam terribilmente cinica coi suoi "figli"........
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