Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Ah, gli anni settanta! Quando un film aveva il coraggio e la spavalderia di saltare da un registro all'altro (dramma, action, commedia), quando si prendeva posizione contro la guerra senza banalità retoriche ma con arguzia e col sorriso, quando si sbatteva in faccia al conformismo imperante la voglia d'emancipazione delle minoranze, quando si cominciava a capire il grande bluff costituito dai media, quando al potere costituito ci si contrapponeva in modo simpaticamente anarchico e sovversivo, quando facce italoamericane come Pacino incarnavano eroi poco super e molto vicini di casa, credibili e empaticamente vicini e solidali. Quattro, cinque visioni senza mai annoiarsi o sentire il peso del tempo trascorso: il che è tutto dire. Un reduce che rapina una banca per racimolare i soldi con cui permettere all'amato di cambiar sesso, un socio ancora visibilmente segnato dai fatti bellici nel sud-est asiatico, un quartiere popolare, Brooklyn, a metà strada tra il degrado e l'arte del sopravvivere giorno dopo giorno. Ispirato a un vero fatto di cronaca, diretto e interpretato bene e sceneggiato (Oscar) meglio.
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