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Quel pomeriggio di un giorno da cani

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su Quel pomeriggio di un giorno da cani

di steno79
9 stelle

Magistrale saggio di regia, "Dog day afternoon" è la punta più alta del cinema di Sidney Lumet insieme al suo esordio "La parola ai giurati", e anche questo può essere considerato un film di parola, dati i dialoghi onnipresenti, ma l'impatto delle immagini è ugualmente fortissimo. Si tratta di una puntigliosa ricostruzione di una rapina in banca avvenuta a Brooklyn nel 1972, ispirata ad un articolo apparso sulla rivista "Life" dal titolo "The Boys in the bank" che portò alla sceneggiatura di Frank Pierson, premiata con l'Oscar. Per quanto alcuni aspetti della vicenda possano sembrare effettivamente inverosimili, in realtà sembra che lo script sia molto fedele ai fatti, sapientemente rielaborati per ottenere il massimo effetto drammatico sullo schermo. Come "crime thriller" il film è serrato, coinvolgente e sfrutta benissimo l'ambientazione claustrofobica nella banca, ma la sceneggiatura di Pierson è acuta nel tratteggiare le psicologie dei criminali, degli ostaggi e dei poliziotti, con alcuni brani che non possono non essere definiti da antologia, a mio parere soprattutto la lunga telefonata fra Sonny e l'amante omosessuale che vorrebbe cambiare sesso e l'incontro con la madre interpretata dalla grande Judith Malina del Living Theatre. Ci potrebbero essere sicuramente delle riserve su alcuni aspetti, ad esempio la moglie isterica e depressa, una certa logorrea in alcuni scambi un po' troppo teatrali, qualche lieve stereotipo qua e la, anche se per quanto riguarda l'aspetto omosessuale e dell'identità di genere il film è sorprendentemente in anticipo sui tempi e assai onesto nella trattazione del tema assai delicato. La regia di Lumet è straordinaria nel coordinare tutti gli apporti individuali, matura nel tratteggio delle figure principali e di quelle sullo sfondo, di notevole efficacia nella direzione del cast. Al Pacino è qui al culmine della sua recitazione da Actors Studio, regge i primi piani con splendida naturalezza e può contare su una prodigiosa varietà di registro. Ottimo anche John Cazale, per quanto in un personaggio gelido e taciturno che tuttavia l'attore caratterizza con pochi tratti ma precisi, certamente di spicco le partecipazioni di Chris Sarandon nella parte di Leon e quella della citata Malina. Un film che ci riporta a una stagione del cinema americano più nevrotica ma di estrema vitalità in cui Lumet fu artista di spicco, che non merita di essere dimenticato.

Voto 9/10

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