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KT

Regia di Junji Sakamoto vedi scheda film

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La recensione su KT

di LAMPUR
stelle

Curioso vedere il cinema coreano accostarsi ad e(pope)e (è il caso di sottolinearlo) occidentali come in questa fantastory che rifà il verso a certe recenti danbrownerie. Un Papa impazzito (o rinsavito chissà…) decide un giorno di liberarsi, in nome del mondo che soffre, del Vaticano, svendere proprietà, liquidare monasteri, disfarsi di chiese, “spossessarsi del demonio”, come annuncia all’Angelus.

Si scatenerà una guerra santa. Il vicario di Cristo se la rischia, i popoli plaudono, i potenti deplorano, l’esempio viene raccolto a denti stretti, Gli equilibri si sfaldano, i coperchi ribaltano. Si rischia il collasso dell’apparato “Chiesa”, nella sua accezione di emblema di sovranità. Un giovane seminarista (Koichi Sato in stato di grazia in tutti i sensi) ed una suora laica (la fin troppo fascinosa Creep), affiancati dagli eventi, imbastiranno la fuga del Pontefice (un inedito coreano Kim Kab-soo, forse troppo perennemente accigliato) minacciato dai poteri occulti.

Che ci ricordi comunque Giovanni Paolo I non è probabilmente un caso, questo Papa visibilmente turbato che si affida spesso ad un Dio antico quanto dimenticato. La storia affascina anche se convince a fatica la maratona dei fuggiaschi tra sette, sodalizi, congregazioni ed associazioni più o meno occulte che tentano il ripristino degli equilibri di controllo temporale. Esalta in compenso l’angoscia dei ricchi di spirito che si abbatte sui ricchi (e basta), la tenacia della Fede sulla barbarie del profitto, gli orizzonti della speranza oltre i confini della miseria (di spirito). Il finale vagamente fantasy magari non esalterà il puritano ma dona verve ad una trama altrimenti non sufficientemente affrancata dal classico mystic thriller, Una certa new age rivalutata in ambito possibilista, e supportata da questo cinema orientale che raffigura personaggi eroici, votati all'ideale collettivo, tutto sommato, può incarnare il sogno dello spettatore medio.

Gli escamotage sfiorano la credibilità come neanche Dirk Selley aveva mai fatto supporre con le sue temerarie teorie letterarie, ed il montaggio frenetico, i piano sequenza mozzafiato ed ardite riprese con camera a spalla rendono commestibili le oltre due ore anche ai palati più ostici. Opera prima, questa di Sakamoto, pupillo ed ex aiuto, in diverse occasioni, di Ozu, da non sottovalutare. KT sta per Killing the Trespasser. Un messaggio ammonente e  rivalutante per l’intero lascivo occidente.

 

 

 

 

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