Regia di James Franco vedi scheda film
Quella dello “split screen” è una tecnica (escamotage?) che sopporto pochissimo: l’accetto, subendola, se usata in qualche snodo, in qualche ganglo fondamentale di un raccontare che ne necessiti forzatamente e disperatamente in mancanza di alternative. Ma farne uso praticamente di base come in questo film fa nascere in me il sospetto che il glabro Franco (a sua volta in debito di ossigeno certamente come attore, molto meno, ahimè, come regista che avrebbe potuto firmare qui un ottimo lavoro) non abbia in realtà saputo scegliere, costruire, edificare una via visiva del racconto. Racconto, peraltro, di un testo difficilissimo come ogni Faulkner che si rispetti, e che Franco riporta in versione cinematografica appesantendolo di dialoghi/monologhi che spezzano, staccano, “disappiccicano” le tessere del complesso mosaico voluto dall’opera letteraria, sminuendone la portata.
Un film che ho trovato essere noioso, pesante, lungo e freddo. Rammarico ulteriore date le ottime prove del cast (Franco escluso, mi spiace, ma come interpreta la scena dell’arresto del suo personaggio, davvero... ) e la profondità indiscutibile del soggetto.
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