Regia di Paolo Bianchini vedi scheda film
Apprezzabile tentativo di dare nuova linfa a un genere ormai sviscerato in ogni salsa, questo film di Bianchini è un'originale commistione fra spaghetti western e spy story; a dirla tutta, comunque, nella pellicola i difetti sono sensibilmente maggiori dei pregi e la prima e più visibile pecca risiede nella scarsa abilità del regista nelle scene di azione. Poichè esse ne costituiscono il fulcro e quantitativamente ne sono una sostanziosa fetta, è facile intuire come il buon lavoro di scrittura della sceneggiatura (Franco Calderoni, Claudio Failoni, Josè Luis Merino e Bianchini stesso) venga rapidamente vanificato da una messa in scena grossolana; non aiuta neppure, in tal senso, la recitazione monocorde - o peggio - della gran parte del cast, composto interamente da seconde o terze linee (Robert Woods, John Ireland, Ida Galli/Evelyne Stewart, Rada Rassimov). Fra i collaboratori tecnici si salva per lo meno Piero Piccioni, autore di una colonna sonora non grandiosa, ma accettabile; Bianchini, dopo un lungo periodo come assistente (soprattutto di Luigi Zampa), alla metà dei Sessanta diventa regista e licenzia una serie di lavorucci di poche pretese, sempre confinati nel genere, pur variando di continuo (comico, thriller, decamerotico, etc.). Nei Duemila girerà anche qualche lavoro televisivo. 3/10.
Far West. L'invenzione della mitragliatrice, segreto di Stato, potrebbe fare gola a molti; tre dei cinque funzionari a conoscenza dell'invenzione sono assassinati e viene incarcerato un probabile innocente. Chi c'è dietro il complotto?
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