Regia di James Franco vedi scheda film
La degradazione fisica e morale,l'inettitudine d'un uomo,il cui confronto avviene solo con le gole profonde della natura.
"Child of God" dell'eclettico James Franco è la testimonianza della difficolta' di relazione,d'una conclamata emarginazione dove il mondo circostante ne diventa partecipe.
Tratto dal romanzo omonimo di Corman Mccarthy è suddiviso a mo' di romanzo,per vari capitoli,dove il protagonista è Lester Ballard,un giovane debosciato,orfano di se e degli altri.
Ballard ha difficolta a relazionarsi con gli abitanti d'un piccolo villaggio,una condizione che lo porta man mano a defilarsi verso un pericoloso tracollo.
I meriti di James Franco stanno nella demarcazione netta tra gli "altri" e Ballard,un reietto che suscita disgusto,eppure "affascina" e suscita una certa compassione.
Poi vi è un immancabile voce Off,una guida nella sterminata natura circostante,dove boschi,monti e grotte sono l'unico "sostegno" per Ballard.
E' un modo di fare cinema a versi anticonvenzionali,dove la macchina da presa non indietreggia,ma avanza,rendendoci partecipi di visioni talvolta insostenibili.
Il processo di degradazione di Ballard non avviene gradualmente,ma simultaneamente alle ostilita' degli abitanti nei suoi confronti.Ed è a questo punto che la regia di James Franco assume connotati quasi "voyeristici",trasportandoci in veri e propri atti di necrofilia,dove Ballard sembra trovare una sorta di "calore" e "affetto".
Il giovane inizia quasi per "gioco" a spiare le coppiette,a trovare una sorta di contatto col mondo esterno.Quando "rapisce" il cadavere d'una giovane,si rimane travolti e scioccati dal modo di "relazionarsi" di Ballard con un corpo inanimato.
Le riflessioni abbondano,seppur accompagnate da una sceneggiatura a volte un po debole,eppure retta da una regia efficace e molto coraggiosa.
Dopotutto Ballard cerca dai cadaveri solo un po di amore,rifiutato dal mondo esterno,trova i suoi appigli nei pericoli della natura e nell'inespressivita' emozionale d'un corpo senza vita.
"Child of God" è un film coraggioso,lucido nel suddividere gli eventi,nelle riprese con telecamera a mano che inseguono Ballard,e nei bellissimi campi lunghi che c'immergono nella natura circostante.
Nonostante una scrittura quasi "arrangiata" i meriti del film e della regia sono nella costruzione perfetta del personaggio.
Impossibile non menzionare il protagonista Scott Haze,degradato e imbruttito dal ruolo,ottimo nell'esprimersi in versi gutturali,e nell'imprimere al suo viso un ghigno ed un espressione spiritata.
Non era di certo facile immergersi in un simile ruolo,controverso e disturbante.Il coraggio di "Child of God" e del suo autore sono nel mostrare un lato ombra dell'animo che in Ballard sono incentivati dalle difficolta' d'una vita ai margini.
L'unica soluzione per sfuggire alla "persecuzione" degli altri,è quella di affidarsi a Dio,dopotutto siamo tutti figli suoi......
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