Regia di Alexandre Aja vedi scheda film
Svegliarsi col mal di testa, dopo una nottataccia trascorsa a bere per dimenticare la scomparsa della propria fidanzata uccisa in un bosco, essendone il principale sospettato, e scoprirsi in fronte due formazioni ossee sempre più prominenti: due corna che stanno uscendo prepotentemente e senza una particolare spiegazione. Il medico usa le maniere forti ma le cesoie non bastano ad estirpare quelle bizzarre e tetre escrescenze ossee. Ig, questo il nome dello sventurato ragazzo, si accorge inoltre che le persone con cui viene in contatto anche solo avvicinandosi, manifestano evidenti segni di instabilità e si aprono nelle confessioni più imbarazzanti se non aberranti (la sola parte davvero interessante del film, piccoli gustosi siparietti che fanno nascere qualche situazione piacevole, tra lo stuzzicante-sexy ed il macabramente comico).
Come se avesse stretto un patto col diavolo, il ragazzo, continuando a proclamarsi completamente estraneo al brutale omicidio, riuscirà a comprendere cosa si annida dietro il mistero che si cela dietro quell'orrendo omicidio. Per fare questo dovrà tornare con la mente ad alcuni episodi dell'infanzia, tra incidenti quasi mortali e salvataggi in estremis.
Alexandre Aja, regista horror fin troppo celebrato, ma autore a suo tempo esordiente con il notevole e disturbante Alta Tensione, che tra gli altri ha il merito di aver lanciato la brava Cecile De France, non ha mai convinto pienamente con le sue opere successive, a parte forse un interessante e valido remake de Le colline hanno gli occhi.
Questo confuso e pasticciato fantasy gotico ed eccentrico, ironico certo, ma anche discontinuo e balordo, non aiuta a toglierci le perplessità che da tempo coltiviamo sul cineasta.
Oltretutto il film costituisce una prova davvero masochistica per Daniel Radcliffe, che da tempo cerca di levarsi di dosso i fortunati ma pure scomodi panni del maghetto che lo ha lanciato (anche interpretando, con apprezzabile impegno, un film per nulla riuscito come "Kill your darlings", nel quale tuttavia impersona, con una certa pertinenza e carattere, un giovane Allen Ginsberg).
Il ritorno al fantasy, dopo un già un pò confuso horror come "The woman in black", mette il giovane volonteroso attore quasi in condizione di dover ricominciare tutto daccapo, forse anche penalizzato da un fisichino da ragazzino che non lo aiuta a maturare, almeno esteriormente.
Non contribuisce inoltre granché a salvare il film da uno spaesato senso di bizzarrarria, o come di smarrito fallimento, il cast piuttosto importante e variegato che caratterizza la produzione, e che conta nomi emergenti come Max Minghella (figlio del compianto Anthony e pure produttore di successo), la Juno Temple figli di Julian, spesso (ma non qui) garanzia di film di qualità, e poi la mitica Kathleen Quinlan, già con Aja ne Le colline hanno gli occhi, o un David Morse più imbolsito e spento del solito; per non parlare della rediviva Heather Graham, davvero sprecata e, letteralmente, lasciata in pasto ai serpenti.
Insomma, anche a voler essere blandi, un vero e proprio pasticciaccio, adatto per teenagers senza pretese cinefile, e di bocca veramente, ma veramente buona.
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