Regia di Alexandre Aja vedi scheda film
Era dai tempi di Alta tensione (2003) che Alexander Aja non si dedicava ad un progetto che non fosse la semplice direzione di un remake, sono passati esattamente dieci anni, tre rifacimenti Hollywoodiani di non strepitoso successo (almeno dal punto di vista qualitativo) e un lento ma inesorabile declino verso il nulla.
Tutto questo si interrompe (in parte) con Horns, che esce in anteprima al Toronto Film Festival nel 2013, finalmente una storia originale tratta dal romanzo La vendetta del Diavolo di Joe Hill (figlio di Stephen King), un progetto personale dove il regista può dare libero sfogo alle sue qualità registiche, indiscusse ma troppo spesso messe al servizio del “demone” sbagliato, quello che punta ai soldi e ti brucia la carriera.
Stavolta invece il “demone” è quello giusto, ha il volto dell’ormai cresciuto Daniel Radcliffe che interpreta un giovane sbandato di nome Ig (Iggy) accusato di aver stuprato e ucciso la sua ragazza Merrin (Juno Temple), le prove ancora non lo condannano ma la gente della piccola cittadina montuosa dove vive e i media assetati di prede da spolpare lo hanno già trasformato nel mostro da braccare e bruciare nella pubblica piazza.
Iggy aiutato dal suo amico Lee (Max Minghella) e dalla sua famiglia cerca di uscire dall’incubo in cui è finito ma in realtà è sempre più preda dell’alcool, rapito dai ricordi di un amore spezzato nel peggiore dei modi e da una verità che gli sfugge sempre più, almeno fino a quando una mattina non si sveglia con delle strane corna in testa.
Il film che fino a quel momento si era presentato come il più classico dei thriller vira cosi in modo inaspettato nel fantastico con spruzzate non sempre ben contenute di grottesco, perché queste corna sbucate dal nulla più che una dannazione sembrano essere un dono piovuto dal cielo, o salito dall’inferno, che fa lo stesso.
Iggy lo scoprirà ben presto, cercando immediato aiuto si renderà conto che tutte le persone che incontra non solo ignorano le protuberanze caprine che gli sbucano in testa ma sono pronte a confessargli i più reconditi segreti, le più nascoste aberrazioni, le più viscide ambizioni, i desideri più compromettenti, per cui quale migliore occasione per mettersi in caccia del vero assassino della sua amata Merrin?
Tutto questo avviene nei primi minuti del film, che sono sufficienti ad inserire Horns in una dimensione narrativa ed estetica che rifugge qualsiasi catalogazione, Aja si diverte a cambiare continuamente le carte in tavola e a proporre un pellicola che gioca con i generi, thriller, horror, fantastico, gotico, favola nera, tutto questo e molto altro si mescolano in una girandola colorata di emozioni e qualche colpo di scena, seguendo il soggetto di Joe Hill che mette di fronte un demone innocente e un contorno di umanità che libera dai vincoli della morale si manifesta in tutta la sua squallida decadenza.
Ma i problemi di Horns sono principalmente due, il primo è comune a molti adattamenti tratti da romanzi, ossia la necessità di comprimere in modo coerente e funzionale il materiale cartaceo in un opera filmica che ti obbliga a delle scelte (leggi tagli), concedere più spazio a quel personaggio oppure no? Approfondire il discorso sull’infanzia dei protagonisti (in questo l’influenza di papà King è evidente) o concentrarsi sull’intreccio giallo? Scelte sempre complesse a cui Aja trova soluzioni che non sempre appaiono azzeccate.
Il secondo problema è insito nell’opera stessa, un film che puntando sulla mescolanza di temi e influenze non sempre riesce a mantenere un equilibrio narrativo e registico soddisfacente, e così si eccede spesso nel surreale e nel grottesco, si spinge su un ironia a volte fuori luogo, si esagera senza dubbio nella rappresentazione del dramma amoroso, il tutto condito da una fotografia molto contrastata che se funziona in alcuni contesti non rende altrettanto bene in altri.
Il film di Aja resta quindi perennemente in bilico tra originalità e trashata, sorprendendo lo spettatore nei momenti più riusciti e lasciandolo basito in quelli decisamente meno azzeccati, in alcuni frangenti ricorda i colorati vezzi artistici del discutibile Amabili Resti di Jackson, in altri spuntano reminiscenze del miglior Craven (Il serpente e l’arcobaleno), tutto il film è una giostra di alti e bassi, un vorticoso viaggio surreale fra demoni vendicativi, amori struggenti e amicizie infrante, anche la regia paga lo scotto di questo impossibile esperimento e se alcune sequenze affascinano per la vigorosa messa in scena (la discesa dalla rampa, l’attacco dei serpenti) altre non convincono per niente (il finale).
Horns resta quindi un film parzialmente riuscito, non un film per tutti perché la varietà stilistica non consente un percorso visivo e narrativo definito, nonostante questi evidenti difetti però va apprezzata la scelta di Aja di dare una svolta alla sua carriera e di rischiare con qualcosa di personale e originale, certo, dai remake belli e pronti si è passati ad un film dove gli eccessi dilagano oltre i limiti del consentito, magari una soluzione meno radicale era la scelta più opportuna.
Buone comunque le prove dell’intero cast, Daniel Radcliffe cerca pian piano di uscire dai panni del maghetto di Hogwarts, Juno Temple è bella da togliere il fiato e questo basta e avanza, si segnalano inoltre le presenze di ottimi caratteristi come James Remar, Kathleen Quinlan, David Morse e Heather Graham nei panni di una perfida cameriera, bravi anche i giovani attori che interpretano i protagonisti da ragazzi.
Voto: 7
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