Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Una lunga e sofferta meditazione: sulla vita, sulla storia, sulla schiavitù, sulle leggi del profitto.
Quella di Gillo Pontecorvo è una lunga e sofferta meditazione: sulla vita, sulla storia, sulla schiavitù, sulle leggi del profitto. La ricostruzione storico-geografica dei tempi del colonialismo portoghese ottocentesco è sbalorditiva per il suo realismo, gli attori sono portentosi (soprattutto quelli di colore, che il regista pisano ha selezionato direttamente nei luoghi delle riprese per conferire alla recitazione una massima carica di veridicità) e molte riflessioni non sono scontate. Però la sceneggiatura di Franco Solinas e Giorgio Arlorio fa l'errore di elevare il personaggio di Marlon Brando (la cui professionalità è incontestabile) ad essere una specie di "oracolo di saggezza" che dispensa sentenze morali di valenza universale: una scelta che inzuppa irreversibilmente il film nella programmaticità. Non aiutano né il minutaggio esagerato né la confusionaria, disorganica e spesso sonnifera presentazione dei fatti. Comunque memorabile il monologo di Brando sulla differenza economica che sussiste tra pagare una prostituta e avere una moglie, le quali metaforicamente sono l'una l'operaio e l'altra lo schiavo.
Le musiche di Ennio Morricone hanno il sapore dell'epico.
Film DISCRETO (6) — Bollino GIALLO
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